Nel 2019 a Madrid aprirà la prima residenza pubblica per anziani LGBT del mondo: il creatore del progetto è Federico Armenteros, presidente e fondatore della Fondazione 26 dicembre.
“Nel 2008 ero disoccupato. Avevo 50 anni, ero gay, in Spagna c’era crisi… Non vedevo un futuro chiaro davanti a me e cercavo di trovare altre persone simili a me. Che sorpresa quando ho scoperto che quasi non esistevano gay anziani. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che in realtà c’erano, ma vivevano isolati, molti di loro avevano pensato al suicidio. Mi ha lasciato perplesso il fatto che questa fosse l’unica alternativa. Così mi sono attivato”. Le sue ricerche sono continuate e ora sfoceranno nella realizzazione, nella città di Madrid, di un progetto che risale ad un decennio fa: “Abbiamo analizzato il perché del loro isolamento: deriva da un trauma infantile. Fin dalla nascita ci hanno detto che eravamo pericolosi, peccatori, delinquenti, malati. Abbiamo dovuto reprimere e nascondere i nostri sentimenti in modo da non finire in prigione. Dovevamo essere normali, tra virgolette”, ha detto Armenteros in un’intervista a Euronews.
“Abbiamo dovuto assumerci un ruolo che non era il nostro. Abbiamo interiorizzato l’omofobia, siamo stati noi stessi a schiacciarci. Attenzione a quella mano, che non si noti. Se incrocio le gambe si capisce… Tutta questa repressione alla fine lascia il segno“. Le diverse testimonianze raccolte dall’attivista spagnolo hanno confermato la sua convinzione: bisognava creare un centro apposito.
L’edificio si trova nel quartiere di Villaverde Alto e avrà una capienza di circa 100 persone: due terzi di questi saranno residenti, gli altri utenti diurni. La fondazione ha raggiunto un obiettivo molto importante: mettere d’accordo due governi di segno opposto. La Comunità di Madrid (PP) cederà lo spazio gratuitamente per 30 anni, il consiglio comunale (Ahora Madrid) stanzierà i fondi per il centro diurno.
“L’accoglienza è stata buona. Dopo tutto, chiediamo qualcosa che esiste già in Germania, Olanda, Danimarca, solo che siamo riusciti a rendere la residenza pubblica e quindi accessibile agli anziani con meno risorse“, dice sempre Armenteros.
Sarà la prima di molte residenze di questo genere? “Ci saranno una o più liste d’attesa. In molti ci hanno chiamato dicendo che vogliono venire a vivere qui. Ci raccontano che vogliono terminare qui i loro giorni, in un luogo in cui non debbano più mentire”.
“C’è ancora molta strada da fare prima che il mondo accetti la diversità. Quello che stiamo facendo è mettere un cerotto sulla ferita: queste persone hanno bisogno di attenzione, vogliamo soddisfare questo bisogno al più presto. Non vogliamo solo aprire centri specializzati, vogliamo che cambi l’intera società”.
Fonte: Euronews