La notte del cielo di perle

In sala stampa sono le tre del mattino, siamo tutti stremati, a parte Blanco, dinoccolato animaletto di bosco forse a caccia di vipere. Mahmood si acciambella al suo fianco, serafico.

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“Non vediamo l’ora di rappresentare l’Italia all’Eurovision”, irrompe Blanco, “è la cosa più bella che ci sia capitata”, aggiunge frenetico, negli occhi l’eccitazione della vittoria all’Ariston consumata pochi minuti fa. Mahmood continua a bere acqua e a scrutare i volti della sala stampa, qui dove il Festival nacque, al Casino di Sanremo. Un groviglio di camere, microfoni e telefoni li abbraccia morbosamente, mentre i colleghi dell’ufficio stampa Rai accompagnano l’uscita di Elisa e Morandi.

Sono le tre del mattino, siamo tutti stremati dalla settimana, a parte Blanco, dinoccolato animaletto di bosco, forse a caccia di vipere. Mahmood si acciambella al suo fianco, serafico come sempre, visibilmente più stanco del suo partner in crime. Nei suoi occhi il ricordo di questo momento, già vissuto nel 2019, quando i giornalisti della sala stampa – allora allocata all’Ariston – ribaltarono il risultato della giuria popolare, e lo incoronarono vincitore con ‘Soldi’.

Il televoto aveva assegnato quel titolo a Ultimo. Anche Salvini e Di Maio, all’epoca alleati nel governo gialloverde, si sbilanciarono contro la vittoria di Mahmood e gridarono al complotto contro la stampa. Chi era questo mezzo egiziano della periferia di Milano Sud che spodestava un vero italiano dal podio? E come osava la stampa ribaltare il giudizio del ‘popolo’? Questo il clima, nell’Italia 2019.

Fu la stampa a rovesciare il risultato e ad assegnare quel titolo a Mahmood. ‘Soldi’ diventò una hit internazionale, sbancando anche Eurovision (secondo posto). Questa notte Alessandro Mahmoud in arte Mahmood non manca di sollecitare quel momento davanti a tutti. “Ho un bel ricordo di questo stesso momento tre anni fa”, dice. “Te credo”, mormora un collega dietro me. Sorridiamo, ma certo Mahmood da allora non s’è mai fermato. Eccolo di nuovo qui, tra fiori e lacrime, vincitore in gonna, a cantare l’amore totale e “quel feeling che ci accomuna tutti” nelle gioie e nelle ferite, insieme a Riccardo Fabbriconi in arte Blanco o anche Blanchitobebe, l’altro outsider della pop music di questi anni. Quindi, riepilogo velocissimo, ché la notte è tarda: alzare lo sguardo e abbracciare l’orizzonte, che non è mai fermo.

“Il fatto che Eurovision sia a Torino, e dunque in Italia, ci rende doppiamente felice”, dice Mahmood, “Viva l’Italia”, grida Blanco,  non nuovo a questi sobbalzi patriottici. Sì Blanco, viva questa Italia qua con tutti dentro.

Una collega torna sull’abbraccio con i genitori in platea poco fa all’Ariston e Blanchito racconta, scivoloso accento Brescia-Desenzano in bocca, che quando era piccolino li faceva dannare, “allora stasera quando sono andato ad abbracciarli, mio papà mi ha detto ‘li mortacci tua’ e li ho abbracciati, e vederli piangere è stata una soddisfazione incredibile”.

“Ora siamo nell’iperspazio”, spiega Mahmood, “abbiamo preso tutto questo per scherzo e quando hanno detto i nostri nomi ci siamo guardati come per dire ‘in che senso?'”. Non è vero. Non hanno gioito nell’immediato sul palco, perché si sono molto preoccupati di non stritolare Elisa con esagerato entusiasmo.

Ecco spuntare Michelangelo, Blanco lo invita al tavolo, “vieni qui Miki”, e poi racconta com’è nata la partecipazione comune a Sanremo e com’è nata ‘Brividi’. “Ci siamo conosciuti quando Ale stava lavorando con Michelangelo, io avevo una strofa e lui s’è messo al piano ed è il bello della musica, le cose nascono spontanee”.

“È stato un processo naturale”, sussurra placido Michelangelo, “ci siamo messi al pianoforte ed è nato tutto e poi ci siamo rivisti dopo mesi e mesi” – Blanco annuisce.

“Abbiamo iniziato a luglio, poi ci siamo divisi per le vacanze varie”, racconta Mahmood, “e abbiamo ripreso in mano il pezzo a ottobre; ammetto che Brividi è stato un lungo travaglio di lavorazione, ma le cose belle vanno lavorate tanto, credo”.

Mahmood spiega che il loro desiderio più grande sarebbe portare la musica italiana all’estero e che non sanno se faranno una versione di Brividi in inglese, “ci penseremo”. Poiché ho posto io la domanda, cerco di mostrare il mio disappunto, perché io vorrei Brividi in inglese sul mio Spotify e su quello di tutti voi right now, ma non vengo cagato. Vabbè.

Qualcuno spiattella il paragone con i Duran, per via dell’assedio di fan che in questi giorni abbiamo visto qui vicini al Casinò, dove c’è l’hotel dei due. “Si accalcano dalle dieci del mattino”, sorride Mahmood, “sono stupendi e ora sono ancora lì” – alle tre di notte.

“Oggi volevo riposare prima dell’esibizione”, dice Blanco, “ma niente, sono uscito sul balcone a salutarli perché ho pensato che questi son momenti incredibili e non voglio perderli”.

Stanco di tutti noi, Mahmood si maschera dietro uno dei suoi siparietti comici. Imita tono di voce e accento sardo di sua madre che, al primo ascolto di Brividi, gli avrebbe detto “Ale questa canzone acchiappa subito”. Risate in sala. “Mio padre invece la prima volta l’ha sentita in auto”, fa Blanco, “e mi ha detto portala a Sanremo”.

Sulle biciclette di diamanti citate nel testo, e presenti questa sera sul palco dell’Ariston, Mahmood spiega che le ha figurate in Sardegna, “ero in vacanza lì da mia madre, e non so perché mi siano venute in mente queste biciclette volanti di diamanti, forse sono un po’ pazzo”. “Ora voglio andare a ubriacarmi”, si lamenta Blanco.

La notte è ancora lunga, e sì, qui a Sanremo c’è un cielo di perle.

 

 

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Blanco – Mahmood

 

Il video di ‘Brividi’, diretto da Attilio Cusani >

Pausini, Cattelan, Mika conduttori di Eurovision 2022, dal 10 al 14 Maggio a Torino > 

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