A pochi giorni dall’arrivo del 2° singolo estratto dal nuovo disco, Klan, in uscita il 14 maggio, Mahmood troneggia sulla copertina dell’ultimo numero di Vanity Fair, in edicola da mercoledì 12 maggio. Ghettolimpo, nuovo album, arriverà il prossimo 11 giugno, a due anni pieni dal boom di Gioventù bruciata.
Eppure fino a quell’exploit sanremese con Soldi, Alessandro ha fatto di tutto, cullando sempre e comunque il sogno della musica. Lo steward alle fiere, l’animatore nei villaggi estivi, in cui si attaccava alle 8 con l’acquagym e si finiva alle 2 di notte smontando le scenografie del palco. Poi è successo l’inimmaginabile, con al suo fianco sempre l’amata mamma. “Dopo il Festival e l’Eurovision è rimasta a bocca aperta con me, noi che non avevamo avuto niente, non ci aspettavamo niente, e di colpo ci ritrovavamo con tutto. Non si è mai stancata di farmi sorprese. Come una volta che tornavo da Madrid e mi ha detto: “Sono stanca per cenare insieme”, e io allora le ho creduto, e invece ho aperto la porta ed era lì, che mi aveva pulito tutta casa, e aveva cucinato. È la prima ad ascoltare le mie creazioni, in lei ripongo ogni fiducia. “Ale, questa è molto bella però un po’ difficile. Non te la capiscono tutti”.
Nelle ultime settimane Mahmood ha pubblicamente sostenuto il DDL Zan, ed è ora tornato a farlo, chiedendone una rapida approvazione: “Credo sia il minimo che ci debbano, che debbano a tutti. Una tutela che ha un motivo, non ce lo stiamo inventando. La violenza e l’omofobia esistono, sono sotto gli occhi di tutti, si materializzano in insulti, ironie, parole sbagliate, in silenzi di madri, quando va bene, in schiaffi di padri, gesti ignobili, violenti. Ma non vi si gela il sangue a pensare a una figlia cacciata di casa perché ama una ragazza? O all’idea di potere essere aggrediti per un bacio? Quante volte ci hanno fatto battute che non desideravamo sulla nostra pelle, quante volte non ci siamo sentiti sicuri nell’andare a scuola? Ci rendiamo conto? Nell’andare a scuola“.
Anche Alessandro, da adolescente, è stato vittima di bullismo scolastico. Un ricordo indelebile: “Alle medie. Un compagno mi viene sotto, mi butta a terra, mi rompe gli occhiali, mi spacca la squadra, un calcio alla cartelletta di educazione tecnica, ammaccata. La fine di un gesto tremendo, io che torno a casa dolorante, sporco, violato. Neanche lo sospesero. I suoi amici, il ricatto del giorno dopo: “E tu vedi di non fare nomi“. Ancora oggi ho paura di essere attaccato perché frainteso. Le canzoni sono il mio riparo. L’arte e la bellezza salvifiche perché tutto è connesso in quella luce, in quella forza, in quell’amore“.
E a chi cerca “ancora differenze nel chi si ama“, Mahmood così risponde.
Rispondo che noi siamo giovani aperti che non hanno bisogno di essere incasellati. È un’esigenza degli altri, che trovano più comodo differenziarci, etichettarci, dividerci in reparti. Ma la vita non è un supermercato e la non normalità è solo la violenza, l’ignoranza, che vengono dalla paura, dal non conoscere, dal non sapere. Dal pensare che c’è complessità dove invece tutto è molto semplice. Io ho avuto la fortuna di avere una madre forte che ha saputo capire che non bisogna farle, le differenze, perché differenze non ce ne sono.
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