Martedì 12 ottobre durante la puntata di #cartabianca su Rai3, lo scrittore Mauro Corona commentando alcuni fatti di attualità insieme alla presentatrice Bianca Berlinguer, ha spalancato le porte per l’ennesima polemica social con tanto di accusa di omofobia. Polemica alquanto sterile e fortunatamente nemmeno tanto ripresa, se non dai soliti temerari che di contesto poco si intendono. #StopOmofobia, dicono.
L’aria è tesa in casa Rai3 e presenta dei precedenti. Lo scrittore, dopo aver dato della gallina a Berlinguer, durante la precedente stagione, ha dovuto aspettare un anno prima di vedere la sua figura riabilitata al cospetto della conduttrice, mica per perdono, s’intende, ma per l’urgenza – ben più nobile – dei bassi ascolti. L’enorme polverone, dovuto all’ornitologa offesa, ha impiegato poco a chetarsi, giusto il tempo dell’indignazione social. Ma mamma Rai ha tempi diversi e conti da fare.
Dopo numerose scuse – passate anche nei programmi radio e televisivi di Daria Bignardi – eccolo nella nuova stagione, ed ecco la nuova indignazione. Tutto parte dall’ultimo numero di Playboy con in copertina il 23enne, dichiaratamente omosessuale, Bretman Rock. Per la prima volta un uomo e in più simbolo queer – soprattutto per la community di Instagram, dove conta quasi 18milioni di follower. La sua presenza sulla cover ha rivoluzionato la storica rivista di nudo femminile.
La questione è stata posta a Mauro Corona, la persona giusta per parlare di queerness e nuove star dei social, che forse ha dato la risposta più interessante a riguardo, tentando di smontare anche la logica di mercato della rivista americana.
“Può essere un segno importante, sicuramente avevano bisogno di vendere qualche copia in più e quindi hanno detto: ‘Scardiniamo l’usanza, la logica eterna di questo giornale’. E hanno messo un uomo. Poi aggiungere gay o no… è qui forse l’offesa. Perché non hanno messo uno normale, hanno detto che era gay, quindi una donna. Pur di vendere, cosa non si fa! Per creare attenzione e alla fine economia“.
Il cavillo è in quel normale. Ed è certo che per essere uno scrittore, Corona potrebbe scegliere parole più adatte per esprimersi. Ma si sa, è un intellettuale di pancia, istintivo, animalesco come i luoghi di alta montagna che da sempre frequenta. Semplice nei modi e nella scrittura, Corona ha sempre vissuto a Erto, piccolo borgo di 370 anime in Friuli, aberrando la società e trascorrendo le giornate tra i libri, la sua bottega e i boschi. Il concetto da lui espresso, se analizzato, appare in realtà più inclusivo e attento di molti commenti venuti dalla stessa comunità LGBTQ+.
Inoltre, allo scrittore, durante la puntata dello scorso martedì, è stata posta la notizia della coppia gay minacciata e insultata nel loro condominio a Torino – “il cancro del condominio” – e anche in questo caso ha espresso parole che poco hanno a vedere con l’omofobia imputatagli.
“Questa è la cartina di tornasole della società di oggi. Un tempo avevano più paura a mettersi all’aperto questi giudicatori, questi puntatori di dito (…) Questa è la cultura che abbiamo, che non è progredita. Io l’ho detto, siamo dei talebani in miniatura, un talebanismo nelle nostre anime! Un forma di talebanismo e forse più becero. Aiutate questa gente. Il cancro di che? Pasolini diceva “la famiglia è un’associazione a delinquere”. Io vorrei vedere questi che maltrattano la coppia di ragazzi cosa fanno nel chiuso delle mura di casa”.
L’omofobia di Mauro Corona dicono essere strisciante e inconsapevole, ma a essere tali sono l’ardore per le polemiche quotidiane e la semplificazione di questo mondo sempre più caotico e complesso.
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E' vero che quello detto da Corona non dovrebbe essere preso come omofobia e che ci si dovrebbe ridere su, ma veniamo da una storia secolare di omofobia, repressione, discriminazione che non può essere liquidata con una scrollata di spalle. Ci si chiede: dobbiamo forse far pagare a Corona secoli di omofobia degli eterosessuali contro gli omosessuali? Non è giusto ma è così. I giovani tedeschi di oggi non hanno nessuna colpa degli orrori del nazismo ma non si stancano tutt'ora di chiedere scusa e vergognarsi. Probabilmente tra qualche decennio si riderà della battuta di Corona, oggi no è ancora presto.