Andrés Manuel López Obrador è il nuovo presidente del Messico dal 1 dicembre di quest’anno. Nel suo discorso inaugurale, Obrador ha dimostrato una sorprendente apertura verso le minoranze che popolano il Messico, in particolare quelle sessuali. Difatti, ha assicurato che sarà il presidente di tutti e che rappresenterà i messicani indipendentemente (anche) dal proprio orientamento sessuale.
Sebbene abbia dedicato solo qualche parola alla causa LGBT, è una grande novità per un Paese dove le violenze verso le persone omosessuali sono quasi all’ordine del giorno. Un segnale visto con ottimismo e positività da tutte le associazioni per i diritti civili e umani.
Incertezza per i partiti che sostengono il presidente
Ma se l’apertura del presidente Obrador è positiva, la coalizione che lo ha appoggiato alle ultime elezioni lasciano un po’ a desiderare, sopratutto sulla tutela delle minoranze. Sono tre i partiti maggiori grazie ai quali è diventato l’uomo più potente del Messico: il Movimiento Regeneración Nacional (Movimento di rigenerazione nazionale), il Partido del Trabajo (Partito del lavoro), e il Partido Encuentro Social (Partito incontro sociale; PES). A differenza dei primi due, che si rivolgono all’ala di sinistra e più favorevole alle riforme, il PES è il partito della destra cristiana e fondamentalista. Soprannominato anche “partito della famiglia”, si pone in netto contrasto con i partiti di sinistra e naturalmente all’apertura verso la comunità LGBT+.
Fortemente contrario all’aborto, ai matrimoni tra lo stesso sesso e alla pornografia, non ha superato la soglia di sbarramento non ottenendo un solo seggio alla Camera. La stessa non è capitata al Senato, dove può vantare un buon numero di seggi, indispensabili ai due partiti per avere la maggioranza. E qui la faccenda si complica per il presidente Obrador. Come farà a garantire di rappresentare tutti i messicani, indipendente dal loro orientamento, con un partito che non tollera nemmeno la pornografia?
La situazione in Messico
Le associazioni richiedono l’intervento dello Stato ormai da anni. La Corte Costituzionale già nel 2016 aveva dichiarato incostituzionali tutte le leggi che vietavano il matrimonio di coppie gay e lesbiche, ma da due anni il governo non ha mai provveduto a colmare il vuoto legislativo che si era andato a creare.
Le leggi contro l’omofobia sono attive ma inefficaci, e le continue violenze lo dimostrano. I matrimoni sono possibili solo in alcuni Stati della federazione. L’ultimo episodio risale alla metà di giugno: i cadaveri di tre attivisti omosessuali vennero trovati con un colpo di pistola alla testa. A sei mesi da quel triplice omicidio, i responsabili sono ancora a piede libero. Come capita per tutti i crimini d’odio.
© Riproduzione Riservata