Il volto ricoperto dal sangue, la testa fasciata, la mascherina macchiata di rosso, gli occhi affranti, piene di lacrime. È un selfie che fa male quello pubblicato da Marco, 28enne che ha pubblicamente denunciato un’aggressione omofoba a Milano, come riportato da IlGiorno.
Questo è ciò che una donna e il marito sono stati capaci di fare. Accerchiare un ragazzo indifeso, colpirlo con un mattarello e riempirlo di pugni e calci. Io sto bene. Ma l’omofobia e la malignità della gente portano a essere così. E’ successo giovedì in pieno giorno, verso le 10, vicino casa mia, in zona Niguarda a Milano. Sono andati avanti finché un passante non li ha fermati.
La dinamica dei fatti è poco chiara, con Marco, che ha raccolto solidarietà social, successivamente corso alla polizia dopo le inevitabili cure del caso. “Li ho denunciati entrambi appena sono uscito dall’ospedale, la pagheranno per quello che hanno fatto. Non è la violenza la soluzione delle cose! Queste cose non devono più accadere”.
Da noi contattato, Marco ha così illustrato la genesi dell’accaduto.
Ho aiutato a scaricare l’APP FLOWE a questa signora, che già conoscevo, ero già stato a casa sua. Ne ha usufruito, ha ottenuto del cibo gratis per i gatti. La cosa gli era andata per il verso giusto, poi mi ha incolpato di averle aperto un conto online, ma lei già lo sapeva che questo era un conto. L’ho aiutata a toglierlo e a quel punto mi è arrivato un messaggio vocale di insulti omofobi. Le ho risposto insultandola anche io, mi ha detto che sarebbe venuta a lavoro a parlarmi, faccia a faccia. Le ho detto che ero a casa. E mi ha detto di andare a casa sua a parlarle. Me la sono ritrovata sotto casa, con il mattarello. Mentre mi menava con il mattarello continuava ad insultarmi. Sinceramente non avrei mai creduto che potesse arrivare ad alzare le mani. Sono rimasto sconvolto, mi hanno portato in ospedale. Un passante ha fermato lei e suo marito, poi ne è arrivato un altro e li hanno bloccati. Dopo è arrivato anche il mio convivente, con lui si sono spaventati, pensavano che li avrebbe menati. Ha scaraventato il marito su una macchina, a quel punto si sono rifugiati dietro il cancello. Mi hanno dimesso con 5 giorni di prognosi a casa. Non ho avuto bisogno di punti in testa perché era solo un taglio, e non un buco, fortunatamente. Ho anche una ferita sulla gamba e una sul fianco, mi fanno molto male. Sono andato a lavoro venerdì perché non volevo perdere il giorno. Ma continuavo a zoppicare per il dolore, ho preferito rimanere a casa ieri e oggi. Ho sporto denuncia e mi hanno detto che i tempi sono lunghi. Quindi chissà quando sarà che la pagheranno per ciò che hanno fatto. Si è messa anche a dire che il mattarello era mio. Ma ero io quello col certificato di ospedale per le ferite che ho ricevuto, non lei.
Una vigilia di Natale rosso sangue, colore omotransfobico che la nostra comunità conosce assai bene. In attesa di quella legge che tra gennaio e febbraio arriverà finalmente al Senato. Perché nel caso in cui qualcuno non l’avesse ancora capito, non c’è più tempo da perdere.
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