Alessandro Zan, la nostra intervista: “Legge contro l’omotransfobia al Senato a inizio 2021, Meloni ipocrita”

C'è il rischio che la legge contro l'omotransfobia affondi al Senato? Quando potrebbe andare incontro alla definitiva approvazione? Ne abbiamo parlato con il suo relatore, Alessandro Zan.

ddl zan
6 min. di lettura

A pochi giorni dalla fine del 2020, segnato non solo dalla pandemia da Covid ma anche dal lungo dibattito politico sulla legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, il mese scorso approvata alla Camera, abbiamo incontrato il suo relatore nonché deputato Pd Alessandro Zan per provare a fare un punto sulla situazione in previsione 2021.

 

In attesa di una legge, l’omotransfobia certamente non arretra. Notizie di questi ultimi giorni, la condanna confermata in Cassazione nei confronti di Carlo Taormina, quella di un padre che aveva assoldato dei delinquenti per picchiare il figlio gay e quella legata ai militanti di Forza Nuova che inscenarono un funerale nei confronti di una coppia gay unita civilmente, ma senza l’imputazione di istigazione e propaganda all’odio. Quanto una legge ad hoc potrebbe ulteriormente aiutare nel combattere questa piaga, a dispetto di quanti sostengano che le norme vigenti basterebbero e avanzerebbero.

Il fatto che manchi una legge che preveda la fattispecie dell’istigazione all’odio e alla violenza nei confronti delle persone LGBT, delle donne e delle persone disabili, porta il giudice a poter utilizzare motivi futili abietti piuttosto che altre norme. Ma come detto, ad oggi il giudice “può” utilizzarle, non “deve” utilizzare. Se ci fosse una legge che introducesse questi reati, il giudice dovrebbe applicarla dando un nome a questi reati.

Chiunque dica il contrario, appare evidente, mente sapendo di mentire.

È in malafede.

Approvato il DDL alla Camera, la palla passa ora al Senato. Quando pensi che potrà iniziare il dibattimento a Palazzo Madama.

In questo momento siamo in piena sessione di bilancio, per cui non possono essere discusse norme che hanno impegni di spesa, possono essere approvati solo decreti del governo e ratifiche. Dal 7 gennaio in poi ogni data sarà buona per calendarizzare la legge in commissione giustizia e successivamente in aula del Senato.

Commissione giustizia e presidenza del Senato in mano all’opposizione. Pensi che questo possa rallentare i lavori?

Purtroppo in Commissione Giustizia il presidente è leghista, Andrea Ostellari. Sicuramente non faciliterà i lavori. Maria Alberti Casellati, presidente del Senato, in passato non ha brillato per aperture nei confronti dei diritti LGBT. Sarà determinante nel facilitare o meno la calendarizzazione. Certo è che se la maggioranza sarà compatta nel volere a tutti i costi una calendarizzazione del testo, anche se abbiamo due presidenti ‘ostili’, questo sarà decisivo. Potranno rallentarla ma non fermarla. Prevedo che la calendarizzazione sarà a gennaio, ma potrebbe arrivare anche a febbraio, per arrivare ad un’approvazione definitiva della legge in aula entro la primavera.

Hai già in mente chi potrà fare da relatore/relatrice a palazzo Madama?

Ci sono tante senatrici e tanti senatori all’altezza del compito. Fondamentale sarà non concentrarsi solo sui nomi, ma sul risultato. Spetterà alla maggioranza designare un relatore, tenendo conto che dovremo affrontare un percorso difficile in commissione giustizia perché abbiamo un presidente ostile, e anche in aula servirà un relatore/relatrice con grande pazienza, esperienza e determinazione. Perché l’obiettivo è quello di non modificare la legge e di approvarla così com’è, perché in caso contrario tornerebbe alla Camera pregiudicandone l’approvazione.


Alla Camera la maggioranza aveva spesso gridato al benaltrismo, sottolineando come il Governo occupasse l’aula per parlare di ‘questa roba qua’, citando Giorgia Meloni, invece che preoccuparsi del Covid-19 e della crisi economica. Peccato che pochi giorni fa la Lega abbia presentato un disegno di legge per istituzionalizzare Romagna Mia, insegnandone il testo nelle scuole. Possibile che Raul Casadei sia più urgente di una legge contro l’odio?

Quello è un pretesto, dire che una legge contro l’omotransfobia non sia urgente perché bisognerebbe occuparsi di altro è un pretesto per affossarla. Purtroppo non abbiamo una destra liberale in Italia, come in Francia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, ma una destra populista, sovranista, nazionalista, che assomiglia alle destre dell’Europa dell’Est.

Destra nazionale che vede Giorgia Meloni in trincea contro il DDL Zan, tanto alla Camera quanto nelle dichiarazioni pubbliche di piazza, per poi esternare solidarietà nei confronti di chi è vittima di omofobia sui social. Un cortocircuito.

L’aveva già fatto, scrivendo come fosse inaccettabile in un Paese civile che una ragazza potesse morire perché innamorata di un ragazzo FtoM, riferendosi al dramma di Caivano. Ora è tornata a farlo con il chirurgo perseguitato dal padre omofobo. Siamo dinanzi all’ipocrisia, anche spinta mi verrebbe da dire, inaccettabile, da chi da un lato di fronte a casi di cronaca gravi sollecita lo Stato ad intervenire e al tempo stesso si mette di traverso quando è proprio lo Stato a voler intervenire per cambiare una norma, cercando di affossarla.

Negli ultimi giorni passati in trincea a  Montecitorio, dopo aver gratuitamente gridato alla legge liberticida per mesi, l’opposizione ha cambiato obiettivo, puntando l’articolo che istituirebbe la giornata contro l’omotransfobia nelle scuole. Si è detto e scritto di tutto. Vogliamo tranquillizzare, in tal senso, e fare un po’ di chiarezza.

Trovo orribile strumentalizzare i bambini per una battaglia politica che non interviene minimamente nel merito. Se leggessero la legge, nella giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia scoprirebbero che sono previste, nell’ambito dell’autonomia scolastica, politiche promosse dall’UNAR. Bisogna partire dalle scuole per insegnare all’inclusione e al rispetto, sin da quando i bambini sono piccoli. Perché se oggi la società è permeata di una cultura patriarcale ancora più forte, di prevaricazione dell’uomo sulla donna, di bullismo nei confronti delle persone LGBT e dei disabili, vuol dire che c’è ancora una cultura radicata di sopraffazione, di controllo nei confronti dell’altra persona, che partono da un radicamento culturale che solo attraverso un’azione forte nelle scuole possiamo decostruire e invertire. Proprio perché se i bambini sin da piccoli venissero educati al rispetto, all’inclusione, avremmo sicuramente dei cittadini del domani che saranno molto più rispettosi. È un investimento che deve partire dalle scuole. Tutta questa bolla che è stata costruita su un progetto che deve coinvolgere genitori, insegnanti e studenti, la trovo strumentale.

Non a caso nel corso del dibattito politico non si era mai affrontato questo punto, portando avanti come un disco rotto la menzogna della legge liberticida, fino a quando l’opposizione unita ha iniziato a gridare all’indottrinamento gender.

Continuano a spostare il focus per non parlare di ciò che è veramente la legge e sull’intervento effettivo che andrà a compiere.

Hai il timore che questa crisi tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, che coinvolge deputati, senatori e ministri di Italia Viva, possa in qualche modo andare a colpire il DDL al Senato, dove i numeri della maggioranza sono davvero al limite.

Il timore che qualcosa di storto posso accadere c’è sempre. Però di fronte a 5 tentativi falliti in parlamento negli ultimi anni, di fronte al dato dell’Italia che si trova alle ultime posizioni tra i paesi europei per omofobia, mi spinge a pensare che prevarrà il senso di resposabilità, che nessuno si prenderà la responsabilità di far cadere una legge che ormai non è più rinviabile. Stiamo parlando della vita delle persone, della dignità delle persone, della loro piena cittadinanza. Confido che alla fine di tutto prevarrà il buonsenso. In tal senso auguro che da parte del movimento LGBT e da parte della società civile ci possa essere una grande azione di pressione fuori dal Senato e dalle istituzioni, per far capire a tutti che questa è una partita troppo importante per cedere a ricatti e ricattini dentro la maggioranza. Nessuno può fare giochetti su questa legge.

Settimane or sono è nato il Partito Gay, Solidale, Ambientalista e Liberale, guidato da quel Fabrizio Marrazzo che in tempi non sospetti aveva definito il DDL Zan una ‘legge di serie C’, chiedendo delle correzioni al Senato.

Respingo con forza che questa legge sia una legge di serie C, è una legge molto avanzata che interviene sui crimini d’odio in modo integrato e allargato a diverse fattispecie, e interviene poi su tutta una serie di azioni positive, mettendo 4 milioni di euro all’anno per i centri antidiscriminazione e le case rifugio. Trovo questa affermazione in malafede, o di chi non ha letto il testo.

Al termine di un 2020 molto complicato causa pandemia e nel tuo caso ricco di lavoro grazie proprio alla legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, in previsione 2021 quanto sei fiducioso che si arrivi all’agognata approvazione.

Ho l’obbligo di essere fiducioso, facendo pressione anche sui senatori e le senatrici affinché non si perda questo grande appuntamento, che non si perda questa partita importante. Introdurre una legge che contrasti i crimini d’odio e metta in campo azioni poisitive per contribuire al miglioramento della società in termini di accettazione e di inclusione sociale nei confronti di tutte le differenze, porterà tutto il Paese ad essere più civile ed europeo. Non dimentichiamo che in Europa, Polonia e Ungheria stanno smantellando tutti i diritti, approvando leggi fortemente omofobiche, misogine e liberticide. Questa legge non avrà solo effetti nei confronti di chi oggi subisce violenza, ma avrà anche un effetto politico. Se verrà approvata  avvicinerà l’Italia ai Paesi più avanzati d’Europa, in caso contrario l’avvicinerà a Paesi come Ungheria e Polonia, spingendola sempre più in basso. Paesi che stanno cambiando la Costituzione per togliere diritti e creare una sorta di apartheid nei confronti delle persone LGBT. L’Italia deve decidere da che parte stare, l’approvazione di questa legge indicherà la strada all’Italia. Non possiamo far vincere Pillon, Meloni, Salvini, Gasparri, Malan, tutti quelli che vogliono portare l’Itala ad un passo da Ungheria e Polonia. Dobbiamo far vincere la parte liberale e progressista di questo Paese.

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