Sembrava che non aspettassero altro, tipo avvoltoi in attesa della preda da sbranare al primo eventuale momento di difficoltà. Nelle ultime 24 ore Monica Cirinnà, madre delle unioni civili all’italiana e paladina dei diritti LGBT, è finita al centro di una vera e propria gogna social e mediatica, a causa di un’inchiesta che ha coinvolto suo fratello. Esatto. Il fratello di Monica Cirinnà, finito in un’indagine legata alla camorra. L’accusa ai suoi danni è quella di riciclaggio. Il 54enne avrebbe reinvestito capitali illeciti, nonché proventi del camorrista Michele Senese.
“So pochissimo della sua vita travagliata, benché abbia sempre cercato di aiutarlo a mettere sulla giusta via la propria esistenza”, ha scritto sui social la senatrice del Pd. “Il fatto che avesse accolto in casa nostro padre novantenne mi aveva fatto sperare in un ravvedimento. Se così non fosse ne sarei addolorata e profondamente delusa. Mi auguro che la sua posizione venga chiarita al più presto. Per quanto mi riguarda considero la responsabilità penale personale, così come personale è il dolore che provo in questo momento. Chiedo pertanto che venga rispettato assieme all’intimità della mia famiglia”.
Un rispetto neanche a dirlo calpestato, indegnamente. Eppure l’articolo 27 della Costituzione parla chiaro. La responsabilità penale è personale. E non è tutto, considerando anche la presunzione di innocenza del fratello. A poche settimane dall’arrivo in aula del DDL Zan, e a 4 anni dalla battaglia delle unioni civili faticosamente vinta, una parte d’Italia, di odiatori sociali e seriali, si è avventata sulla senatrice con brutale violenza verbale.
“Amica e compagna di tante battaglie di civiltà. Ma, cara Monica, ci aspetta la più dura: quella contro la barbarie, l’odio e il rancore”, ha scritto Alessandro Zan, deputato Pd nonché relatore del DDL contro l’omotransfobia e la misoginia. “Come dimostrano i commenti indecenti al suo post sulle vicende giudiziarie del fratello. L’Italia è un Paese democratico e liberale, dove la responsabilità penale è personale. Punto. Dobbiamo lottare perché in un futuro non si leggano più post di solidarietà come questo”.
“Hanno arrestato Claudio Cirinnà. Monica è del tutto estranea”, ha scritto Laura Boldrini. “Ma nella gogna mediatica c’è finita lei. Da quando in qua è una sorella a rispondere dell’operato di un fratello? La mia stima immutata a Monica Cirinnà, donna forte sempre in prima linea per i diritti delle persone”.
L’impressione, come detto, è che non aspettassero altro, per provare a gettare fango sulla storia politica della senatrice, sulle sue battaglie vinte e sulle battaglie presenti e future ancora da combattere. Da mesi prendiamo colpi bassi, bassissimi, pregni di voluta disinformazione, ma il fondo di quel barile all’inverosimile raschiato è evidentemente abissale. Dalla redazione di Gay.it la massima vicinanza alla senatrice Cirinnà.
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