Dopo 48 ore di fuoco, con la notizia che ha letteralmente fatto il giro del mondo, nel tardo pomeriggio di ieri la Santa Sede ha provato a mettere una pezza all’attacco di Papa Francesco ai seminaristi gay, andato in scena nel corso di una conversazione privata con dei vescovi. Parole di rara volgarità e omofobia, quelle espresse da Bergoglio, mai smentite dal Vaticano, con il Tg1 che ha intervistato monsignor Mauro Cozzoli, cappellano di Sua Santità dal 1986 nonché consigliere del dicastero della dottrina della pace.
“Papa Francesco faceva senz’altro riferimento a preti omosessuali che mettono in atto comportamenti scorretti che creano preoccupazione nella Chiesa, nelle diocesi“, ha precisato Cozzoli, che ha ricordato come le norme emanate dalla congregazione per il clero vietino l’ammissione al sacerdozio di persone con tendenze omosessuali. “La posizione della Chiesa è ben espressa in due documenti, uno del 2005 e l’altro del 2016, in cui viene detto che coloro i quali praticano l’omosessualità, sostengono la cultura gay e presentano tendenze omosessuali profondamente radicate non possono accedere al sacerdozio. Quanto alle tendenze omosessuali, la riflessione è rimasta aperta“.
"Papa Francesco si riferiva a preti omosessuali che mettono in atto compartimenti scorretti. Chi pratica l'omosessualità, sostiene la cultura gay e presenta tendenze omosessuali non può accedere al sacerdozio" pic.twitter.com/jntm5i2WMr
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) May 28, 2024
In difesa di Papa Francesco è intervenuto anche Monsignor Francesco Savino, vicepresidente CEI intervistato dal Corriere della Sera.
“Il Papa non è omofobo, figuriamoci, mai stato. Ciò che è doloroso, piuttosto, è il fraintendimento di ciò che ha detto. E la volontà diabolica, nel senso letterale greco del verbo dià-ballo, di dividere. All’inizio dell’Assemblea noi vescovi incontriamo il Papa e dialoghiamo in privato con grande libertà, perché lo stesso Francesco ci invita a dire quello che pensiamo senza timore e con franchezza, la parresía evangelica. Ora, io non so chi abbia detto all’esterno quello che ha voluto dire, ma chiunque sia stato dovrà fare i conti con la sua coscienza e con il senso di collegialità con gli altri vescovi“.
L’omertà avrebbe quindi dovuto trionfare, al cospetto di simili parole, pur essendo a dir poco clamorose.
“Io davvero non riesco a capire il fraintendimento, le letture unilaterali e fuorvianti“, ha insistito Savino. “A parte che il Papa viene dall’America Latina e l’italiano non è la sua lingua, chiunque abbia esperienza con le parole sa che una parola o una frase tolti dal contesto nel quale sono stati pronunciati possono far passare un messaggio completamente diverso da quello autentico, è un principio fondamentale dell’ermeneutica. Francesco, da grande educatore, stava parlando della formazione dei candidati al sacerdozio. Ed era preoccupato della felicità del futuro prete, che sia omosessuale o eterosessuale. Perché un sacerdote deve essere sereno con sé stesso, un uomo risolto e felice, capace di trasmettere gioia. E la felicità passa anche attraverso un rapporto armonico con la propria sessualità”. “La sua vera preoccupazione è la serenità di tutti. Il Papa voleva dire che i candidati, omo o etero, devono essere capaci di vivere bene le loro promesse rispetto all’obbedienza, alla povertà e alla castità. Amare con il cuore pieno e le mani vuote”.
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