L’Onda Pride 2021 è ufficialmente partita, due anni dopo l’ultimo vero scatto ai blocchi di partenza. Causa pandemia l’estate 2020 aveva visto cancellati tutti i Pride nazionali, ma grazie ai vaccini, e con immancabili mascherine e distanziamento, il Pride Month di quest’anno è tornato a colorarsi di arcobaleno.
Le prime due città a scendere in piazza sono state Bermano e Genova. Il primo è stato un Pride a ‘tappe’, con i partecipanti chiamati a scegliere dove andare. Facendole tutte si conquistava un piccolo premio. Tra le 1000 e le 2000 persone hanno preso parte all’evento, con Vladimir Luxuria madrina.
A Genova, invece, 8000 persone hanno riempito piazza De Ferrari. “Ragazzi e ragazze, liberi e gioiosi di esprimersi in autenticità. Il Pride più giovane d’Europa!“, hanno festeggiato sui social gli organizzatori. “E a questi giovanissimi in Senato ci sono forze politiche che vogliono sottrarre tutela e protezione: se il DDL Zan non passasse, chi ci governa avrà legittimato quelle minoranze che diffondono odio e intolleranza, a quel punto più forti ed arroganti e pericolose. Questa nuova generazione ha le idee più chiare di quanto media e politici si possono immaginare, il gender per loro non è un problema. Inutile quindi usarlo come spauracchio, la politica impari da questa piazza“.
Polemiche da parte di Arcigay Genova, che ha partecipato al Liguria Pride, perché “convinte e convinti dell’importanza di presidiare le piazze con i nostri corpi e le nostre rivendicazioni politiche”, anche se ‘esclusa’ dal palco.
La nostra associazione non è stata invitata ad intervenire dal palco, come hanno potuto fare altre realtà partecipanti. Forse perché non fa parte del Coordinamento Liguria Rainbow, forse per le differenze di vedute. Crediamo che il palco del Pride dovrebbe rappresentare tutte le associazioni LGBTI+ che lavorano sul territorio, e non solo quelle che partecipano all’organizzazione della manifestazione stessa. Nell’ottica del rispetto reciproco, inoltre, sarebbe corretto citare le associazioni che collaborano alla realizzazione di progetti sul territorio: la citata panchina rainbow di Lavagna infatti è nata grazie al sostegno di un’associazione locale, l’Associazione Culturale L’Agorà. Dinamiche escludenti preoccupano e rischiano di precludere la possibilità di una collaborazione. Come giustamente citato sul palco, Domenico Chionetti della Comunità di San Benedetto al Porto ricordava: “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. Escludere un’associazione che da 19 anni lotta per i diritti LGBTI+ in questa città è un gesto che non rispetta quanto detto sul palco e che lascia l’amaro in bocca. Qualunque possibilità di chiarimento, dialogo e confronto sarà la benvenuta. Al di là di ogni differenza e punto di vista, lasciare indietro realtà che si impegnano fortemente per i diritti della comunità LGBTI+ è lasciare nuovamente in coda al Pride chi, crediamo, ha il diritto e il dovere di metterci la faccia e portare la propria voce ed esperienza di fronte alla città.
La prossima città a scendere in piazza, il 19 giugno, sarà Lecco. Qui tutte le tappe ad oggi annunciate dell’Onda Pride 2021.
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