E’ della scorsa settimana la notizia che Gian Luca Rana, figlio di Giovanni Rana, è stato condannato per insulti omofobi dalla Corte di Cassazione. Dal 2001 al 2007 l’amministratore delegato Rana ha più volte espresso “offese sulla presunta omosessualità” di un suo stesso dirigente, “sistematicamente apostrofato col termine finocchio”.
Ebbene il Comitato Verona Pride 2019, che il prossimo 18 maggio sarà in strada per la tradizionale sfilata cittadina, ha proposto al celebre pastificio un vero e proprio corso di informazione e formazione su orientamento sessuale e identità di genere, in modo da fugare ogni dubbio sull’omofobia dell’azienda.
“Dubitiamo che se i fatti non fossero quelli contestati all’azienda si sarebbe arrivati alla Cassazione”, tuonano dal Comitato. Da parte del pastificio, che si è difeso tramite i propri legali sottolineando come “il carattere scherzoso degli epiteti con cui il legale rappresentante dell’azienda era solito apostrofare il dipendente, in presenza di altri colleghi e in un clima cameratesco, sarebbe stato giustificato “dalla mancata reazione del manager” alle ingiurie“, per ora tutto tace. Ma ammettere di aver sbagliato e intervenire per tempo, come ricorda il celebre ‘caso Barilla’, poi diventata una delle aziende più inclusive e friendly d’Italia, è cosa sana e giusta.
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