10 giorni al via del mondiale di calcio in Qatar, con l’Italia di Roberto Mancini che lo vedrà da casa non essendosi qualificata, ma lo scandalo di una competizione internazionale in un Paese dichiaratamente omotransfobico e limitato nei diritti fa sempre più rumore. Solo pochi giorni fa l’ex calciatore Khalid Salman, ambasciatore qatariota per la Coppa del Mondo, ha detto che l’omosessualità sarebbe “un danno mentale”, proibita dall’Islam.
Salman ha specificato che sarà importante che “i tifosi gay accettino le nostre regole”, perché “i bambini” potrebbero vederli, “imparando qualcosa che non va bene”.
Parole deliranti, come denunciato da Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli che ha ufficialmente invitato la FIGC, Federazione Italiana Giuoco Calcio, ad aderire alla campagna di sensibilizzazione One Love contro ogni discriminazione, che proprio in Qatar vedrà almeno una decina di capitani indossarla con orgoglio.
Questo fine settimana si terrà l’ultimo weekend di campionato in Serie A prima dello stop mondiale, che durerà fino ai primi di gennaio. La FIGC avrebbe quindi 48 ore per chiedere alle società italiane di aderire a simile iniziativa, che coinvolgerebbe i vari capitani, chiamati ad indossare una fascia rainbow contro l’omotransfobia.
Il Mario Mieli ha inoltre chiesto di organizzare un incontro con i vertici della FIGC e il Ministero per lo Sport, allo scopo di discutere dell’ormai sempre più impellente necessità di formazione su tematiche LGBTQIA+ all’interno del mondo del calcio e dello sport in generale, troppo spesso protagonista di casi di omofobia strisciante.
“Non possiamo più accettare in silenzio l’ipocrisia velenosa del Comitato Organizzatore dei Mondiali del Qatar, che non si è mai dissociato da dichiarazioni di questo tenore”, ha dichiarato Mario Colamarino. “Ma soprattutto proviamo sdegno nei confronti di tutte le federazioni sportive che nonostante conoscano bene la situazione non hanno difficoltà ad accettare le dichiarazioni del Qatar senza avanzare richieste e rimostranze, disinteressandosi dei principi su cui si fonda il mondo dello sport. A nessuno sembra interessare il disagio, l’umiliazione, la discriminazione ma anche il senso di pericolo (fino a 7 anni di carcere per il ‘reato di omosessualità’) che proveranno professionistə e turistə LGBTQIA+ che entreranno in Qatar”.
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