Scandalo in aula: così potrebbe titolarsi una cronaca dell’udienza che a Reggio Emilia ha visto protagonista il parrucchiere brasiliano 29enne Onofre Leomar, giudicato per direttissima con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le generalità agli agenti. Il giovane era stato arrestato in seguito alle accuse di un inserciente di un hotel, che aveva dichiarato di essere stato prima oggetto di pesanti avances omosesssuali da parte del brasiliano edi un suo amico, e poi, dopo il rifiuto opposto, di essere stato aggredito e graffiato sul volto e sul collo. I due aggressori, poi, si erano dati alla fuga.
Il giovane parrucchiere dai capelli fucsia, nel corso dell’udienza, è riuscito ad «ubriacare» tutti, dal giudice Maria Rita Pantani sino al suo legale Marcello Fornaciari, in un misto mal riuscito di italiano e portoghese. «Chiedo scusa al dipendente dell’hotel Astoria – ha detto Leomar in aula – perché tutto è nato da una battuta sull’omosessualità mal interpretata». Dall’albergo era scattato l’allarme ed in pochi minuti la polizia ha rintracciato i due. Alla richiesta di fornire i documenti Leomar è andato in escandescenze: ha cominciato ad offendere i poliziotti, arrivando a sferrare un pugno ad un agente, continuando a scalciare. Come ha sintetizzato il pubblico ministero Lucia Russo, due i poliziotti feriti ed è scattato l’arresto.
Ma su questa versione dei fatti è arrivata immediatamente la replica del parrucchiere, che si è mezzo denudato davanti al giudice per mostrare alcuni lividi. «Sono pieno di dolori – ha detto inviperito – perché gli agenti mi hanno picchiato, anche in testa. Io non ho fatto nulla».
Una volta convalidato l’arresto, il giudice ha accettato il patteggiamento di due mesi e 22 giorni (pena sospesa).
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