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Reggio Emilia, il pugile che picchiò un gay condannato a 2 anni

La pena è stata sospesa, ma dovrà comunque risarcire la vittima con 7.000 euro. Discordanti però le testimonianze.

reggio emilia
2 min. di lettura

2 anni di reclusione e 7.000 euro di risarcimento danni. Questa la sentenza della giudice Antonella Garcea, che ieri ha condannato il pugile Erik Bondavalli, in arte Dynamite Kid. Nella seduta finale del processo a Reggio Emilia, la giudice ha riconosciuto alla vittima l’aggressione a sfondo omofobo, e accusato il pugile di lesioni gravi e diffamazione. Era il 24 giugno 2013, e il 37enne gay stava camminando per strada quando ha incrociato il pugile. Questo, guardandolo, gli avrebbe detto “Ciao, finocchio“. Quindi,  il 37enne lo ha seguito per chiedere spiegazioni sulla frase, ed è stato aggredito violentemente. “Ma lui, senza parlare, mi sferrò quattro pugni” ha raccontato la vittima, che ieri si è costituta parte civile. 

Bondavalli sostiene invece un’altra versione dei fatti. Conferma di aver incrociato il 37enne, ma di aver ricevuto anche delle avances sessuali. Al suo rifiuto, il 37enne lo avrebbe aggredito, e per legittima difesa avrebbe risposto colpendolo. Ma la versione non concorda con alcune testimonianze e con il comportamento del pugile, come conferma l’avvocato dell vittima, Claudio Vincetti: “L’imputato si faceva chiamare Dynamite Kid, era un pugile al massimo della sua carriera e avvezzo ad affrontare energumeni. Non è credibile sostenere che sia stato lui a subire l’aggressione. Diversi agenti, invece, hanno confermato che fu il mio assistito a subire i colpi“. 

Pugile condannato a Reggio Emilia, ma chi ha ragione?

Il pugile è stato condannato, ma il suo legale ha già fatto sapere che si rivolgerà in Appello per avere giustizia. L’avvocato Giancarlo Pasquale aveva prima della sentenza richiesto l’assoluzione piena, spiegando che non si poteva condannare il suo assistito solamente in quanto pugile. E sottolinenando che non c’erano testimoni oculari. Altro dubbio riguarda il fatto che fu lo stesso Bondavalli a chiamare la Polizia. Giunta sul posto, avrebbe preso le generalità di entrambi. Ma, secondo la testimonianza di altri agenti, la vittima aveva un atteggiamento provocatorio nei confronti del suo aggressore, e continuava a provocarlo mandandogli baci. Il 37enne, secondo l’avvocato del pugile, sarebbe anche imputato in un secondo processo, per delle avances nei confronti di un minorenne. Ironia della sorte, anche questo faceva boxe e in aula ha affermato di essere stato colpito dal 37enne. 

Insomma, che ci siano state o meno avances e atteggiamenti provocatori del 37enne, non si sa ancora. Potrebbero essere solo illazioni e false piste, o potrebbe realmente aver istigato l’aggressore. La giudice sembra però convinta nella sua decisione. Soddisfatti anche la vittima e il suo legale, il quale ha affermato che “è stata chiarita in modo inequivocabile la responsabilità di Bondavalli per un’aggressione a sfondo omofobo“.

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