Li costringono ad ammettere di essere pedofili. Vogliono sentire che sono pentiti e che d’ora in avanti non andranno più a letto con altri maschi. Basta guardare una delle pagine del gruppo Occupy Pedofilyay per rendersi conto dell’odio senza limiti che i giovani neonazisti professano sul social network russo VK.com. Quello che è emerso nei giorni scorsi e che ha provocato lo sdegno internazionale è però solo la punta dell’iceberg. Il materiale, che è visionabile da chiunque, senza nemmeno bisogno di registrazione, è immenso.
C’è un Occupy Pedofilyay per ogni città della Russia e tutte le pagine del network contengono foto e video delle gesta “eroiche” degli aderenti, oltre che il simbolo che li rappresenta, un pollice, simile a quello del “mi piace” su Facebook ma uncinato. È possibile vedere un ragazzo preso a schiaffi e pugni in mezzo alla strada senza che nessuno intervenga. C’è il video di un anziano fermato a cui hanno fatto giurare di non andare più a letto con i ragazzi con tanto di sondaggio: “Secondo voi è realmente pentito o è solo un bravo attore?”. C’è il video di un arresto,
sì, ma di una delle vittime: gli aggressori dopo aver picchiato un loro coetaneo lo bloccano su una panchina, gli rubano il cellulare e chiamano la polizia che arriva e lo porta via nella loro macchina.
E poi ci sono le armi. Su una pagina si vede Misha Krasnov (attenzione, il link contiene immagini e video di violenze), uno dei leader, mentre si allena con una mazza ferrata e chiodata. Un servizio del telegiornale che si è occupato di Occupy fa vedere i neonazisti in un soggiorno, che loro chiamano “l’ufficio delle torture”, , circondati da simboli gotici – tra cui una civetta viva – armi medioevali e le loro immancabili teste rasate. Tutto è pubblico, disponibile per la consultazione e per i commenti, la maggior parte di stima.
di Daniele Nardini
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