Ieri, in occasione del convegno “Stabilità e instabilità in Africa: il ruolo dell’Uganda” organizzato dall’Ispi di Milano e al quale ha partecipato il Primo Ministro ugandese, Patrick Amama Mbabazi, le associazioni Certi Diritti, Enzo Tortora e i Radicali hanno organizzato unsit-in per protestare contro la proposta di legge, che il Parlamento ugandese dovrebbe votare entro metà dicembre e che introduce pene più severe contro le persone lgbti tra cui l’ergastolo e la pena di morte per chi risultasse colpevole di "omosessualità aggravata". L’aggravante è rappresentata dalla minore età di una delle persone coinvolte, l’essere HIV-positivo, portatore di handicap o "criminale seriale".
Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, e Claudio Barazzetta, segretario dell’Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano hanno partecipato al convegno per esprimere il loro dissenso nei confronti della proposta di legge. Quando il Primo Ministro ugandese ha preso la parola i due segretari radicali hanno esposto uno striscione con scritto "Stop Anti-Gay Bill!" per qualche minuto, prima di essere allontanati, trattenuti dalla polizia e poi impossibilitati a partecipare alla continuazione dei lavori poiché "sgraditi". A quel punto Guaiana e Barazzetta si sonouniti al sit-in in corso in Largo Bortolo Belotti.
Intanto, però, due militanti di Arcilesbica Zami, Luisa Bordiga e Lucia Giansiracusa, sono riuscite a rimanere nella sala e a porre domande sulla legge omofoba ai relatori presenti."Il Primo Ministro, Patrick Amama Mbabazi, dopo qualche tentennamento ha detto che il governo non sosterrà la proposta di legge" si legge in una nota di Certi Diritti.
"È gravissimo che in un convegno, che dovrebbe essere di studi, non sia possibile manifestare il proprio doveroso dissenso nei confronti di una grave violazione dei diritti umani – ha dichiarato Yuri Guaiana -. L’impegno preso a non sostenere la proposta di legge è importante, ma il governo deve fare tutto ciò che è in suo potere per evitare che questa sciagurata proposta diventi effettivamente legge dello Stato ugandese, convincendo, per esempio, il Presidente a non firmare il provvedimento".
"E’ inverosimile e rasenta il ridicolo che, proponendosi come fautori di stabilità, e quindi di democrazia e libertà – ha aggiunto Claudio Barazzetta, segretario dell’Associazione Enzo Tortora -, le più alte autorità ugandesi non abbiamo permesso che venissero loro rivolte domande sulla legge in discussione. E’ facile indossare l’abito dei fautori di stabilità, quando si nega, persino in terreno neutro, la possibilità di un serio e normale confronto. Ci stupisce inoltre l’atteggiamento di coloro che non hanno permesso al segretario di Radicali Milano e al segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, regolarmente registrati alla partecipazione del convegno, di porre domande in merito. Evidentemente per il Primo Ministro Mbabazi la stabilità non passa per la libertà d’espressione, non solo a casa propria, ma nemmeno quando è ospite di un istituto prestigioso come l’ISPI. Se l’Uganda vuole avere un ruolo decisivo per la stabilità in Africa, inizi a prendere esempio dal Sudafrica anche e sopratutto per quanto riguarda i diritti delle persone lgbti, e faccia decadere immediatamente il Bill no.18!"