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La madre dello stupratore seriale indonesiano: ‘Siamo una buona famiglia cristiana e non crediamo nell’omosessualità’

Intanto, in Indonesia le istituzioni hanno ordinato una “caccia alle streghe” verso la comunità LGBT.

stupratore seriale
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Reynhard Sinaga è lo stupratore seriale condannato all’ergastolo in Regno Unito, dopo aver abusato sessualmente di quasi 200 persone, principalmente uomini etero. Il suo sorriso da bravo ragazzo bastava per convincere le vittime a farsi aiutare dallo stupratore nell’abito da buon samaritano, il quale si offriva di accompagnarli a casa, essendo troppo ubriachi per tornare da soli. Li individuava davanti alle discoteche di Manchester, città in cui studiava e voleva vivere, finanziato dalla ricca famiglia che gestiva un’azienda in Indonesia. Una volta ottenuta la sua fiducia, la vittima veniva portata casa di Sinaga, drogata e stuprata.

Ma la madre non crede a tutte queste accuse. Per un motivo molto semplice:

Siamo una buona famiglia cristiana e non crediamo nell’omosessualità. Lui è il mio bambino. 

Solo lei è volata a Manchester per incontrare il figlio. E quando gli ha chiesto il motivo di questo reato, lo stupratore seriale ha detto semplicemente: “Mi piace farlo. E’ il mio documentario“.

Un documentario, secondo Sinaga, che ora dovrà trascorrere il resto della sua vita in carcere. Ma a Manchester, come voleva.

Il padre non ha voluto incontrarlo, ma non vuole nemmeno parlare di quanto accaduto. Ha semplicemente spiegato che la condanna del figlio è corretta, e che deve pagare per i reati commessi.

Dopo il caso dello stupratore seriale, in Indonesia è “caccia al gay”

La notizia dell’arresto e della condanna dello studente 36enne ha fatto il giro del mondo. Ed è arrivata naturalmente anche in Indonesia, paese natale. E qui è partita una caccia al gay, con perquisizioni casa per casa, ordinata dal sindaco di Depok. Si è quindi inasprita la discriminazione e l’odio verso la comunità LGBT, anche se l’omosessualità non è illegale nel Paese, ma un tabù.

Con queste incursioni, il sindaco di Depok vuole evitare che fatti simili si ripetano, in Indonesia o in altri Paesi del mondo.

Ma l’Indonesia non è un luogo dove vivere liberamente la propria sessualità. A luglio dello scorso anno, la Polizia ha deciso di isolare i detenuti gay, poiché avrebbero potuto infettare quelli etero. A gennaio, lo stesso sindaco aveva ordinato di arrestare ed esorcizzare un gruppo di ragazzi omosessuali. Nel dicembre 2018, la Polizia ha arrestato due ragazzi sospettati di essere gay. A denunciarli sarebbero stato i vicini di casa, preoccupati. Quando gli agenti hanno eseguito l’arresto, hanno spiegato che erano certi della loro omosessualità poiché vestiti con degli abiti umidi, a loro dire a causa del liquido seminale.

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