J.K. Rowling, che ormai ci ha abituatə ad un appuntamento ricorrente con le polemiche online che la coinvolgono a causa delle sue terribili posizioni transfobiche, non sembra curarsi troppo delle critiche che la perseguitano e continua convinta con i suoi attacchi alla comunità trans*. E se siamo qui a parlarne, significa che l’autrice della saga di “Harry Potter” ne ha combinata un’altra delle sue.
La scrittrice questa volta si è lanciata in un’iniziativa che, almeno a prima vista, sarebbe anche lodevole: aprire a Edimburgo un centro di supporto per le vittime di stupri e violenze sessuali. Niente da dire, l’intento c’è tutto. Peccato che a Edimburgo un rinomato centro simile, Rape Crisis, esista già e pare che la Rowling abbia scelto proprio la capitale scozzese per andarci contro. Rape Crisis, infatti, fa parte di una rete di centri presenti in tutto il Regno Unito ed è tra i più attivi nel Paese.
Perché, allora, J.K. Rowling dovrebbe dichiarargli guerra? La risposta è molto semplice e, allo stesso tempo, molto triste. Le politiche di Rape Crisis sono altamente inclusive e offrono i loro servizi anche alle donne trans*, oltre ad aver implementato negli ultimi mesi un progetto per contrastare la transfobia. Proprio per questo, la cara vecchia Joanne ha deciso di aprirne un altro, dal nome Beira’s Place, destinato solo e unicamente alle donne cisgender.
In un’intervista per Substack, realizzata con la giornalista anti-trans* Suzanne Moore, la stessa che ha descritto proprio il Rape Crisis come un luogo «alquanto controverso», evidenziando quindi la necessità di un centro che escluda le donne transgender.
Secondo Moore e Rowling, la posizione di Rape Crisis sarebbe la seguente: «I sopravvissuti potrebbero aver bisogno di essere rieducati sui diritti dei trans come parte del recupero dal trauma». Negli scorsi mesi, sulla stessa linea, si è registrato un aumento esponenziale degli attacchi online a Rape Crisis, cosa che ha avuto come effetto un grave calo di richieste d’aiuto da parte delle vittime, spaventate dall’ondata d’odio che circonda il centro.
La direzione ha risposto agli attacchi con un post social rivolto direttamente alle vittime: «Vogliamo che tu sappia che ogni parte di te è benvenuta qui. In un mondo con pregiudizi trans, sappiamo che molti di voi non sono sicuri e in grado di esprimere il proprio genere come si vorrebbe. Qualunque sia la tua espressione di genere e comunque ti presenti, non ti verrà mai chiesto di rivelare la tua storia di genere o di giustificare il tuo diritto al nostro supporto. Siamo qui per voi».
A differenza di Rape Crisis, che conta anche nel suo personale l’impiego di donne trans*, il centro di J.K. Rowling servirà e impiegherà solo donne cisgender. La scrittrice lo descrive così: «Beira’s Place è un servizio per sole donne. […] Molte donne sottoposte alla violenza maschile si sentono più sicure e se la passano meglio negli spazi per sole donne e desiderano avere sessioni di supporto solo con donne, e noi esistiamo per soddisfare questa esigenza. Crediamo che le donne meritino di avere la certezza che, utilizzando i nostri servizi, non incontreranno nessuno di sesso maschile».
«Laddove appropriato, indirizzeremo uomini o individui che si identificano come donne trans ad altri servizi appropriati nell’area»
Ancora una volta, la discriminazione nei confronti delle persone trans* si basa sul sesso assegnato alla nascita e, anche se non è stato specificato direttamente da J.K. Rowling, le politiche del suo centro andrebbero a colpire di conseguenza anche le persone non-binarie. Anche se non sono ancora stati fatti chiarimenti su come, effettivamente, il personale del centro provvederà a verificare che la vittima non sia una donna transgender, la notizia fa di per sé rabbrividire. E, questa volta, la scrittrice ha optato per usare la sua posizione e la sua piattaforma per procurare un reale e concreto danno, senza più limitarsi alle frecciatine e alle castronerie su Twitter. Davvero terribile.
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