58 anni, Vittorio Lingiardi è uno psichiatra e psicoanalista italiano, professore ordinario di psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma, con anni di studi sui temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale e dell’omogenitorialità.
Intervistato dall’Espresso, Lingiardi è tornato a parlare delle cosiddette ‘teorie di conversione’, pericolosissime e sempre più praticate. Se il dibattito su un possibile divieto ha preso vita in Germania, Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito, in Italia tutto tace, a 3 anni dalla proposta di legge presentata dal senatore PD Sergio Lo Giudice.
Chi parla di omosessualità come condizione “modificabile” per mezzo di un intervento “terapeutico” non ha alcun riconoscimento nella comunità accademica, clinica e scientifica. Volendo fare una battuta, sono un po’ i “terrapiattisti” della psicologia. Tutti gli interventi mirati a “convertire” l’omosessualità in eterosessualità sono non solo inefficaci, ma anche dannosi (e questo lo diceva già Freud nel 1920). Facendo leva sulla cosiddetta omofobia interiorizzata, questi interventi (una miscela clinicamente improbabile di pregiudizio ideologico e condizionamento comportamentale) possono produrre depressione, ansia, sentimenti di colpa e disistima fino all’ideazione suicidaria. Durante l’adolescenza gli effetti sono particolarmente deleteri perché ostacolano il delicato processo del coming out che porta alla conoscenza e alla condivisione della propria (omo)sessualità. Chi vuol farsi un’idea dei presupposti violenti e normativi delle “terapie riparative” può vedere due film recentemente distribuiti anche in Italia: “La diseducazione di Cameron Post” e “Boy erased – Vite cancellate”. Non è un caso che in molti stati queste “terapie” siano fuorilegge.
Ad oggi solo Malta e alcune regioni autonome spagnole le hanno bandite.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.