Il presidente turco Tayyip Erdogan ha tuonato contro le manifestazione andate in scena all’Università Bogazici di Istanbul, contro la nomina a rettore voluta da parte dello stesso Erdogan di Melih Bulu. Sfidando il divieto del governo di manifestare, studenti e insegnanti sono scesi in piazza, gridando alla nomina politica. Proteste che hanno provocato un dibattito a livello nazionale sul governo, con l’immancabile e vergognosa repressione. Più di 250 persone sono state arrestate a Istanbul in pochi giorni, altre 69 ad Ankara.
Gli Stati Uniti si sono detti “preoccupati” per gli arresti, mentre decine di manifestanti hanno pubblicamente condannano la retorica omofoba alimentata dal Governo. Il ministro degli Interni ha definito gli studenti in piazza dei “deviati LGBT“, costringendo Twitter alla censura.
“Questo Paese non sarà governato dai terroristi“, ha tuonato Erdogan. “Faremo tutto il necessario per impedirlo“. Il presidente ha puntato il dito contro i giovani manifestanti, che a suo dire mancano dei “valori nazionali e spirituali” turchi. “Siete studenti o terroristi che cercano di fare irruzione nella stanza del rettore?“, ha provocatoriamente domandato Erdogan, che ha precisato: “LGBT, non esiste una cosa del genere“.
Non si vedeva nulla di simile dalle grandi manifestazioni del 2013, quando centinaia di migliaia di persone scesero in piazza contro il Governo. Il principale leader del partito di opposizione, Kemal Kilicdaroglu, ha chiesto le dimissioni di Bulu. Il sindaco di Ankara Mansur Yavas ha esortato Bulu in una lettera aperta a “sacrificare” la sua posizione. Bulu ha annunciato che non si dimetterà, precisando che “la crisi sarà completamente finita entro sei mesi“.
Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti Ned Price ha ribadito l’importanza della libertà di espressione, perché “anche la parola che alcuni potrebbero trovare scomoda, è una componente fondamentale di una democrazia vibrante e funzionante“. “Gli Stati Uniti … stanno fianco a fianco con tutti coloro che lottano per le loro libertà democratiche fondamentali“.
Furkan Dogramaci, 23 anni, laureato a Bogazici, ha denunciato come una “campagna di linciaggio” nei confronti della comunità LGBT sia esplosa, per contrastare il vero obiettivo della protesta. La risposta del governo mira a “dividerci, separarci e a porre fine a questo movimento“.
L’università Boğaziç Uni di Istanbul è chiusa dal 1 gennaio a causa delle proteste. La scorsa settimana quattro studenti sono stati arrestati a causa di un’opera d’arte che raffigura i simboli dell’orgoglio LGBTQ + accanto ad un’immagine sacra dell’Islam.
Fonte: Reuters
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