Uganda, dopo 50 giorni di torture e violenze i 19 detenuti LGBT sono stati rilasciati

Arrestati in un rifugio per senzatetto LGBT, i 19 ragazzi erano stati frustati e derisi, trattati come untori del Coronavirus.

uganda
2 min. di lettura

I 50 giorni di prigionia e tortura si sono conclusi ieri, quando un tribunale dell’Uganda ha deciso di rilasciare 19 omosessuali. Il pubblico ministero che aveva formalizzato le accuse ha ritirato la denuncia, a seguito della pressione da parte delle associazioni LGBT di mezzo mondo.

Un arresto illegale, senza reali prove o indizi che potessero identificare la custodia cautelare come legittima. Le vittime si trovavano in una sede della fondazione “Children of the Sun“, dove tutti e 19 lavoravano, che accoglie i senzatetto LGBT. Il 29 marzo la Polizia ha fatto irruzione, arrestandoli per “un atto negligente che potrebbe diffondere l’infezione da malattia e disobbedienza a ordini legittimi”. Anche il sindaco, dopo l’arresto, aveva attaccato il gruppo LGBT, definendoli come degli untori.

Una voltati portati in cella, non hanno potuto chiamare un avvocato per difendersi, sono stati interrogati, frustati senza ragione, senza dare altre informazioni, né a loro né ai familiari e associazioni.

In Uganda, la Polizia sfrutta il virus per colpire le minoranze sessuali

Che con questa arresto la Polizia volesse colpire la comunità LGBT era chiaro fin da subito. Infatti, le restrizioni imposte per il Coronavirus vietavano gli assembramenti solo nei luoghi pubblici, ma non era valido per i rifugi. in conclusione, l’arresto era illegale poiché non esisteva alcun tipo di reato.

Durante la prigionia, le poche immagini arrivate dalla prigione mostravano i 19 omosessuali deboli, malati, le condizioni di salute di alcuni erano terribili poiché sieropositivi, e gli aguzzini non si preoccupavano di reperire i medicinali. Oltre a questo, sono state confermate le torture che la Polizia ha compiuto sui detenuti.

Solo odio nei confronti della comunità

Edwin Sesange, direttore della African Equality Foundation, ha denunciato il fatto che l’arresto sia stato solo frutto dell’odio dell’Uganda nei confronti degli LGBT.

Questo caso si basava esclusivamente sull’odio nei confronti della comunità LGBTQ e non sulla ricerca della giustizia e sulla protezione dell’intera comunità. Facciamo appello al governo dell’Uganda per passare da persecuzioni, torture, discriminazioni e azioni penali nei confronti degli ugandesi LGBTQ a offrire libertà, protezione, inclusione, uguaglianza, integrazione e responsabilizzazione. L’Uganda è un paese indipendente, quindi dovrebbe smettere di fare affidamento su leggi coloniali obsolete per perseguitare innocenti.

A confermare le violenze subite, c’è anche un video diffuso da Sky News dove si vedono i giovani colpiti con un bastone e a schiaffi, insultati e portati via legati a una corda.

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