Per anni il ragazzino di Ravenna, all’epoca 15enne, sopportava le umiliazioni e le violenze del suo patrigno. Solo per il fatto di essere omosessuale.
Sono stati anni terribili per il ragazzo, quando si ritrovava faccia a faccia con il nuovo compagno della madre. Venuto a conoscenza della sua omosessualità, il patrigno omofobo si divertiva a umiliarlo e picchiarlo in ogni modo, deridendolo pubblicamente. Nel silenzio della donna. Al processo, nel 2016, il tribunale lo aveva assolto in quanto il fatto non sussisteva.
Ma le violenze erano all’ordine del giorno, come testimoniato dalla stessa vittima. Gli infilava la testa nel WC e tirava l’acqua, gli metteva in bocca i calzini sporchi, lo colpiva al sedere con un cucchiaio. E le umiliazioni: gli scattava delle foto mentre era in bagno per mostrarle poi agli amici . Deridendolo, gli leccava la faccia e lo considerava un ritardato mentale, con tutte le peggiori offese. Il giudice, 2 anni fa, lo aveva assolto perché secondo quanto appreso gli episodi raccontati erano certamente avvenuti ma non si potevano considerare maltrattamenti. Sostenuto dalla compagna e madre del ragazzo, il 45enne è stato definito come infantile, raccontando ad esempio quando litigava con il ragazzo per giocare con la play station. Ma non colpevole.
Patrigno omofobo condannato a 1 anno e 4 mesi dalla Cassazione
La Procura, dopo la sentenza di primo grado, aveva deciso di fare appello e ricorrere subito alla Corte di Cassazione. Senza rivolgersi invece a quella d’Appello. Con un ricorso d’urgenza, la Cassazione ha preso in esame il caso, definendo effettivamente una condotta violenta con un disprezzo e una denigrazione espresse senza ombra di dubbio da parte dell’uomo. “Avevo cominciato a rassegnarmi al fatto di stare zitto, subire quello che dovevo e poi basta” aveva spiegato in tribunale il ragazzo, costretto quindi a sopportare senza poter fare nulla per difendersi.
Accogliendo il ricorso, la Suprema Corte ha confermato la reclusione di 1 anno e 4 mesi per il patrigno omofobo. E rinviando poi la sentenza alla Corte d’Appello di Bologna, la quale ha costretto l’uomo a risarcire il ragazzo con 10.000 euro.
Madre... difficile dare questo nome ad una persona tanto pessima.
Infatti non ne ha i requisiti. Non per niente le é stata tolta la patria potestà...
è la madre la figura peggiore di tutta questa storia
...infatti. Lui é essenzialmente un imbecille.
oltre 5 anni si dovrebbe obbligare a fare un corso di civilizzazione di 3 ore giornaliere fino al superamento dell'esame
solo un anno? ne meritava almeno cinque!