L’8 luglio del ‘2000 a Roma si faceva la storia, perché nell’anno del Giubileo la città santa ospitò il primo epocale World Pride, con una folla inaudita (tra le 300.000 e le 500.000 persone) che arrivò da ogni parte del mondo.
L’idea di un mega evento capitolino nell’anno del Giubileo venne a Franco Grillini, nel 1995. Successivamente il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, all’epoca presieduto da Imma Battaglia, riuscì a farsi assegnare dall’Epoa la sede dell’Europride del 2000, che venne per l’occasione ribattezzato “World Pride”. In quella calda estate del ‘2000, il World Pride fu l’unico Pride che si tenne in tutta Italia. L’attacco della Chiesa Cattolica fu sconvolgente. Camillo Ruini, Segretario di Stato vaticano, chiese alla politica italiana di ‘vietare’ la manifestazione. Giuliano Amato, capo di Governo, da una parte definì il Pride ‘inopportuno’, ma dall’altra sottolineò come esistesse una Costituzione, che autorizzava simili eventi. Dinanzi agli strumentali e quotidiani attacchi vaticani, il movimento LGBT si ricompattò dopo mesi e mesi di polemiche interne, e partecipò in massa al World Pride, con numeri imprevisti e clamorosi.
“Siamo un milione!“, gridò dal palco del Circo Massimo Imma Battaglia, all’epoca paladina di un Pride che scomodò persino il Papa, Giovanni Paolo II, che il giorno dopo il suo incredibile bagno di folla lo scomunicò pubblicamente:
Un accenno ritengo di dover fare alle ben note manifestazioni che a Roma si sono svolte nei giorni scorsi. A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato al grande Giubileo dell’anno 2000 e per l’offesa recata ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore di tutti i cattolici del mondo. Vorrei a tale riguardo, limitarmi a leggere quanto dice il catechismo della Chiesa cattolica, il quale, dopo aver rilevato che gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale, così si esprime: un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali, profondamente radicate. Questa inclinazione oggettivamente disordinata costituisce per la maggior parte di loro, una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizioni.
“Non mi sorprendono le parole del Papa, non poteva far altro di fronte a un successo del genere“, replicò Imma Battaglia. “Ora però il Papa la deve smettere. E’ ora di smetterla di offenderci. Credo che il messaggio di Cristo non sia quello che questo Papa sta trasmettendo. Anche perchè l’8 luglio è stata una giornata di grande cristianità“.
Fu dura anche la reazione di Franco Grillini: “Il Papa sbaglia a condannare il World Pride, grande manifestazione di popolo. L’offesa vera è l’omofobia e il pregiudizio antigay alimentato dalla gerarchia vaticana”. “Il Papa sbaglia anche nel definire l’omosessualità contronatura (chi decide cos’è naturale e cosa no?) e ‘oggettivamente disordinata’ (che significa?). Nessuno sceglie di essere omosessuale. L’omosessualità è oggetto di constatazione. Non basta certo dire che i gay devono essere ‘accolti con rispetto compassione e delicatezza’, che la chiesa cattolica rifiuta ‘ogni marchio di ingiusta discriminazione’ perchè ogni giorno i comportamenti reali della gerarchia, dei cattolici in politica (quelli del centrodestra soprattutto) vanno in tutt’altra direzione“.
Quel Pride fu un punto di svolta per la comunità LGBT nazionale, che finalmente alzò la testa, orgogliosa, resistente agli attacchi che arrivarono da ogni parte, e per le associazioni tutte, che si ricompattarono e capirono l’importanza di un’unità almeno organizzativa. Per strada, in quel caldo 8 luglio del 2000, si ritrovarono Marcella Di Folco e Sylvia Rivera, mentre sul palco cantarono Grace Jones, Geri Halliwell e i Village People, nell’incredibile cornice del Circo Massimo in festa. Sui titoli di coda de Le Fate Ignoranti di Ferzan Ozpetek si vedono gli attori del film partecipare proprio al World Pride.
Nel 2025 l’evento potrebbe tornare nella Capitale, per celebrare i 25 anni e un altro Giubileo. Il Mario Mieli di Roma ha da tempo ufficialmente presentato la propria candidatura.
Fonte: WikiPink
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