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4 milioni di euro dal Governo ai centri contro l’omotransfobia. Ecco i vincitori del bando e quanti soldi avranno

180.000 euro a Gay Center, Oikos, I Ken, Arcigay Torino, Quore. Ecco la lista di tutti i finanziamenti.

Governo finanziamenti LGBT
2 min. di lettura

Nell’estate del 2020 il Governo approvò quella parte di DDL Zan che finanziava i centri antidiscriminazione e case rifugio per persone LGBT con circa 4 milioni di euro. Un emendamento firmato Alessandra Maiorino, Monica Cirinnà e Loredana De Petris, successivamento firmato dalla ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, diventato bando e ora realtà. L’UNAR ha infatti assegnato i 4 milioni di euro previsti ai “progetti per la selezione di progetti per la costituzione di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere”, pubblicando la graduatoria dei progetti vincitori.

37 centri finanziati con un tetto massimo di 180.000 euro, in modo da permettere a più realtà di trarne giovamento. Il punteggio massimo è andato al GayCenter di Roma, ai quali sono andati 180.000 euro come a Cuore APS, Caleidos COOP Sociale, Oikos Onlus e iKen Onlus. 168.073 euro sono stati assegnati a Spazio aperto servizi coop, 100.000 ad Arcigay Milano, al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, al MIT Aps, Arcigay Napoli, Arcigay Bologna, Arcigay Genova, Arcigay Torino e Nazionale al Movimento sessuale sardo. A seguire gli altri finanziamenti.

Ivan Scalfarotto, deputato di Italia Viva, ha preso di petto l’argomento per tornare a polemizzare sul DDL Zan, sottolineando come la ministra Elena Bonetti abbia concluso il bando. “Segno che quando si vogliono davvero portare a casa i provvedimenti lo si fa: senza paraocchi ideologici, con la giusta determinazione e badando soltanto ai risultati e all’impatto sulla vita concreta delle persone“. Chiaro il riferimento di Scalfarotto a Pd e 5 Stelle, che a detta dei renziani avrebbero affossato la legge contro l’omotransfobia cestinando qualsiasi ipotesi di modifica. All’interno dell’emendamento all’epoca votato da Italia Viva, come sottolinea Simone Alliva su Twitter, si trovano anche quelle paroline alle quali i senatori renziani hanno poi dichiarato guerra: “Identità di genere”. La stessa Bonetti ha rivendicato il successo del bando, ricordando “lo sforzo fatto nel dicembre scorso per non disperdere le risorse 2020, cosa che ci consentirà entro l’anno di pubblicare un nuovo avviso che comprenda questa volta anche l’istituzione di nuove case rifugio LGBTI. La lotta contro le discriminazioni e la violenza è fatta di gesti concreti e questo lo è fino in fondo“.

In quella lontana estate del 2020 la maggioranza formata da Pd, 5 Stelle, LEU e Italia Viva sembrava solida, e assolutamente compatta in difesa del DDL Zan, non a caso pochi mesi dopo approvato alla Camera dei deputati. Poi è successo quello che è successo al Senato, tra giravolte e voti segreti, ma l’intuizione di blindare i “centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere” fu assolutamente vincente. Soprattutto considerato quanto tristemente accaduto 15 mesi dopo.

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