PrEPVacc segnerà la fine della pandemia da Hiv entro il 2030?

Ottimismo e cautela intorno allo studio sul primo vaccino africano, finanziato dall’Unione Europea.

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PrEPVacc
PrEPVacc
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Il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS) guida e ispira il mondo a raggiungere la visione condivisa di zero nuove infezioni da HIV, zero discriminazioni e zero morti legate all’AIDS.

UNAIDS lavora a stretto contatto con partner globali e nazionali per porre fine all’epidemia di AIDS entro il 2030 come parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

UNAIDS stima che 630.000 persone siano morte a causa di malattie legate all’AIDS a livello globale nel 2022, mentre 39 milioni di persone vivono con l’HIV, tra cui 1,3 milioni di persone recentemente infettate lo scorso anno.

Nonostante i 42 anni di storia del virus dell’Hiv e i grandi traguardi raggiunti, come la terapia efficace, U=U e la Profilassi pre-Esposizione (PrEP), ad oggi non abbiamo ancora un vaccino che prevenga l’Hiv e sia efficace. Nonostante le molteplici iniziative, tutte hanno portato solamente a fallimenti.

È entrato nelle fasi finale di studio PrEPVacc, primo vaccino africano, finanziato dall’Unione Europea, che indaga due vaccini combinati e l’utilizzo concomitante di uno dei due farmaci utilizzati per la PrEP, al fine di testare l’efficacia del vaccino offrendo protezione per prevenire l’infezione da Hiv. La sperimentazione clinica ha iniziato l’arruolamento nel dicembre 2020 e ha iscritto l’ultimo dei suoi 1.512 partecipanti nel marzo 2023.

I partecipanti hanno tutti un’età compresa tra i 18 e i 40 anni e vivono in Sudafrica, Uganda o Tanzania. Tutti e tre i Paesi hanno tassi elevati di HIV/AIDS negli adulti, rientrando tra i primi 15 Paesi al mondo secondo le stime del 2021.

Attualmente, 1.504 dei partecipanti hanno iniziato le vaccinazioni, 623 stanno ancora ricevendo i vaccini e 671 hanno completato la quarta vaccinazione (su quattro previste).

Nei vari siti di arruolamento, il 13% dei partecipanti sono uomini e l’87% sono donne. I partecipanti a PrEPVacc sono fortemente impegnati nello studio. Alla fine del loro contributo, oltre 17 mesi dopo la prima iniezione di vaccino, avranno effettuato almeno 15 visite.

I partecipanti hanno ricevuto iniezioni di un regime che combina il DNA con un vaccino a base di proteine, o un regime che combina DNA, MVA (un virus del vaiolo indebolito) e un vaccino a base di proteine, o un placebo (soluzione fisiologica). A tutti i partecipanti dello studio è stata inoltre offerta la PrEP sotto forma di Descovy® o Truvada® fino a due settimane dopo la terza iniezione, e successivamente sono passati a un regime di farmaco generico di TDF/FTC (farmaco equivalente del Truvada®). Inoltre, durante tutto il periodo, hanno ricevuto informazioni su come integrare al meglio la PrEP nella prevenzione combinata contro l’HIV.

I partecipanti vengono testati e ricevono consulenza ogni quattro-otto settimane e saranno monitorati fino a ottobre 2024. Affinché PrEPVacc sia considerato un successo, uno dei due vaccini in fase di sperimentazione dovrà raggiungere un’efficacia di almeno il 70%.

Lo studio PrEPVacc inoltre sta verificando se il nuovo Descovy® ha la stessa o migliore efficacia nella coorte dello studio rispetto a Truvada® come profilassi pre esposizione. Attualmente, Descovy è approvato dalla FDA per l’uso da parte degli uomini, ma non da parte delle donne.

Al momento lo studio procede, e non è stato stoppato prematuramente per scarsa efficacia.

“Questo è davvero un buon segno, tuttavia è possibile che in questo studio si siano verificati pochissimi eventi infettivi, dato che l’uso della PrEP è stato incoraggiato in tutti i partecipanti”, ha dichiarato Sharon Lewin, professoressa di medicina presso l’Università di Melbourne.

Lewin, che è anche la presidente dell’International AIDS Society (IAS), non è associata allo studio PrEPVacc e ha espresso cautela sulla potenziale efficacia del vaccino.

“Prevedo che i vaccini a base di DNA, MVA e proteine non forniranno una protezione eccessiva dall’infezione da HIV, sulla base di quanto sappiamo da studi precedenti”, continua Lewin, che ha comunque lodato l’integrazione della PrEP nello studio guidato dall’Africa, notando che “è fantastico vedere il primo studio vaccinale di fase 3 finanziato al di fuori degli Stati Uniti”.

Oltre a PrEPVacc, sono più di 20 i trial vaccinali che sono in corso, che studiano tecnologie differenti per proteggere dall’Hiv.

Nel frattempo, per avvicinarci all’obiettivo UNAIDS 2030 di ZERO infezioni da Hiv, quello che possiamo fare è che il trattamento diventi universale, anche per quelle 9.360.000 (24%) persone che vivono con Hiv e che attualmente non hanno accesso ai farmaci, oltre che  promuovere l’utilizzo della PrEP, così da bloccare la catena dei contagi una volta per tutte.

 

Foto di Bobby Johnson su Unsplash

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