Argentina, trionfa l’ultradestra di Milei. Chi è la vicepresidente Victoria Villarruel, ultracattolica “anti-gender”

“Ogni insulto che mi arriva - genocida, fascista, razzista, omofoba, negazionista - lo ricevo con un sorriso”.

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L’Argentina si è risvegliata a destra, questa mattina, grazie al trionfo dell’anarco-capitalista Javier Milei, economista di 53 anni che ha fatto sue le elezioni con il 56% dei voti.

Javier, detto “el loco”, è stato a lungo definito il Boris Johnson del Sud America, il Donald Trump di Buenos Aires, non a caso celebrato da tutti i leader della destra internazionale. Non solo l’ex presidente USA, pronto a ricandidarsi per riconquistare la Casa Bianca tra un anno, ma anche Vox in Spagna e Matteo Salvini in Italia. Contrario all’aborto, favorevole al matrimonio egualitario ma come “contratto privato”, no-vax, negazionista del cambiamento climatico, contrario all’eutanasia e nemico dichiarato di Papa Francesco, Milei ha voluto come sua vice Victoria Villarruel, figlia orgogliosa di Eduardo Villarruel, ufficiale dell’esercito argentino che partecipò alla guerra delle Falkland, complice come tanti altri militari dell’epoca del regime di Videla pur non essendo mai finito nel radar della magistratura.

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Cattolica tradizionalista della Fraternità sacerdotale San Pio X, Villaruel è tra i firmatari della Carta di Madrid, documento redatto dal partito spagnolo Vox, alleato di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni.

La sua scalata alla politica argentina è stata impressionante. Solo due anni fa Villarruel è stata eletta deputata alla Camera per la Città Autonoma di Buenos Aires, con il 17,04% dei voti e la coalizione di estrema destra La Libertà Avanza di Javier Milei. Pochi mesi dopo è diventata presidente del Partito Democratico della Provincia di Buenos Aires. Ora sarà vicepresidente d’Argentina al fianco dello stesso Milei. 48 anni, non ha figli e non è sposata.

Sul fronte dei diritti Villarruel sostiene le unioni civili ma non il matrimonio omosessuale, che in Argentina è legge dal 2010. In più occasioni ha sottolineato come le unioni civili siano equiparabili alle nozze same-sex, mentendo spudoratamente, rimarcando come il matrimonio sia solo tra uomo e donna. In Argentina, tra le altre cose, non esiste una legge nazionale sulle unioni civili.  Nel 2010 il Paese approvò direttamente una legge sul matrimonio egualitario, diventando così il decimo in tutto il mondo dopo Belgio, Canada, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Sudafrica, Spagna e Svezia.

Proprio come Vox in Spagna, che si rifiuta di condannare la dittatura franchista e la sua crudele repressione, Villarruel vuole di fatto riscrivere la storia della dittatura civile-militare argentina. È stata più volte accusata di negazione del terrorismo di Stato dalle organizzazioni per i diritti umani, a causa di “opinioni negazioniste”. Nel 2003 ha fondato il «Centro di studi legali sul terrorismo e le sue vittime», portando avanti una battaglia di riscrittura della verità sui crimini compiuti dai militari argentini tra il 1976 e il 1983. A suo dire in quegli anni di sangue e terrore non ci furono omicidi di Stato, sparizioni, torture e arresti, ma “un conflitto armato interno, una guerra di bassa intensità“.

Anti-abortista, Villarruel si oppone all’ideologia gender contro le “famiglie tradizionali”. In Italia, non a caso, ha subito ricevuto i complimenti di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita e Famiglia.

Difendo il diritto alla vita perché la vita inizia con il concepimento e come io ho avuto il diritto di nascere, voglio che ogni altro essere umano possa averlo indipendentemente dal fatto che lo desideri o meno. Non è una questione di religione, è pura biologia e coloro che lo negano vivono in un oscurantismo che ci costa vite innocenti”, ha sottolineato Villarruel a EL PAÍS. Solo negli ultimi due anni il sistema sanitario argentino ha registrato più di 130.000 aborti. Cosa accadrà ora, con due antiabortisti alla guida del Paese?

L’agenda conservatrice di Villarruel la lega al fallito bolsonarismo brasiliano, al fallito trumpismo americano e a Vox in Spagna.

“Come dicono i miei cari amici di Vox in Spagna: se ami il tuo Paese e osi dirlo, sei un fascista. Se ti lamenti di come ti soffocano con le tasse, sei un fascista. Se non sei d’accordo con il femminismo estremo e con l’ideologia di genere che fa discriminazione tra uomini e donne privilegiando alcuni rispetto ad altri, sei sessista e ovviamente sei un fascista. Se difendi la tua casa o la tua terra, sei razzista e ovviamente sei un fascista. I progressisti ci hanno imposto la dittatura del politicamente corretto e ci guardano dal loro dubbio piedistallo di superiorità morale mentre ci mettono a tacere”, disse alla chiusura della campagna elettorale nel 2021.

Esattamente come Giorgia Meloni, anche Victoria rifiuta “la dittatura del pensiero unico”, “la dittatura delle minoranze”.

Un ticket presidenziale, quello formato da Milei e Villarruel, che terrorizza la comunità LGBTQIA+ d’Argentina, in assoluto il Paese del Sud America più avanzato sul fronte dei diritti, dove dal 2012 l* cittadin* hanno la possibilità di cambiare legalmente genere senza la necessità di diagnosi mediche o procedure chirurgiche e dove anche le coppie dello stesso sesso possono adottare.

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