Ungheria, impatto devastante della legge anti-LGBTI+, il rapporto di Amnesty

Nel giro di soli tre anni Viktor Orban è riuscito a limitare in larghissima misura la libertà di stampa e di informazione.

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Viktor Orban - Giorgia Meloni - Ungheria, la legge anti-LGBTI+ ha un impatto devastante sulla nostra comunità
Viktor Orban - Giorgia Meloni - Ungheria, la legge anti-LGBTI+ ha un impatto devastante sulla nostra comunità
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In Ungheria nel luglio 2023 le autorità sanzionavano una libreria per 32.000 € con l’accusa di aver esposto nella propria sezione adolescenti il bestseller “Heartstopper – che racconta una storia d’amore tra due ragazzi.

È solo una delle violazioni sistemiche della libertà d’espressione della comunità LGBTQIA+ in Ungheria, che dalla legge antipropaganda del 2021 ha la facoltà di limitare a piacimento il dibattito e la rappresentazione della comunità queer nelle scuole e sui mezzi d’informazione.

Ne racconta l’ultimo rapporto di Amnesty International – “Dalla libertà alla censura: conseguenze della Legge sulla propaganda –, che mostra un inquietante spaccato su come nel giro di soli tre anni il governo omobitransfobico e conservatore di Viktor Orban sia riuscito a limitare in larghissima misura la libertà di stampa e di informazione, con effetti devastanti sulle minoranze colpite.

“La Legge sulla propaganda ha creato un nugolo di paura e ha limitato l’accesso all’informazione, soprattutto ai danni dei giovani. Il timore di subire sanzioni sta frenando le persone dal fornire, cercare e ricevere informazioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. La norma ha anche contribuito a rafforzare stereotipi negativi e attitudini discriminatorie nei confronti delle persone LGBTQIA+”, spiega Esther Mihály, responsabile per i diritti delle persone LGBTQIA+ di Amnesty International Ungheria.

Sì, perché quando parliamo di letteratura e produzioni LGBTQIA+, intendiamo anche il materiale informativo, educativo e scientifico essenziale per la comprensione e la valorizzazione delle identità e delle esperienze uniche della comunità queer.

Il tipo di letteratura e produzione mediatica che il governo Ungherese vorrebbe cancellare perché simbolo della “offensiva LGBTQIA+ avanzata dall’Europa non si limita infatti soltanto all’intrattenimento o alla narrazione di storie di finzione che riflettono la vita e le esperienze di persone queer.

Ungheria, l'impatto della legge anti-LGBTI+ è devastante secondo il rapporto di Amnesty International
Ungheria, l’impatto della legge anti-LGBTI+ è devastante secondo il rapporto di Amnesty International

Al contrario, abbraccia una vasta gamma di contenuti, inclusi studi accademici, ricerche, manuali educativi, e pubblicazioni destinate a informare e formare sia la comunità LGBTQIA+ sia il pubblico più ampio su questioni di genere, sessualità, diritti umani, e salute mentale e fisica.

Materiale sempre più difficile da reperire, specialmente per le fasce più vulnerabili – ovvero bambini e adolescenti che si trovano in una fase cruciale dell’esplorazione della propria identità.

Complice anche un regolamento volutamente vago – che nella forma impedisce di “rappresentare e promuovere” le “identità di genere diverse” e gli “orientamenti sessuali diversi” in contesti informativi e di comunicazione pubblica come l’istruzione, i media, la pubblicità e alcune attività commerciali, molte realtà eliminano completamente le narrative LGBTQIA+ per paura delle conseguenze.

Non esiste infatti detrattore più feroce del proprio governo, il quale, attraverso intense campagne diffamatorie e procedimenti legali ingiusti, si rivolge contro attivisti, organizzazioni e aziende sostenitrici, mirando a soffocarne la voce e a instillare un clima di silenzio e timore – alimentato anche da una popolazione montata dagli stereotipi e dalla disinformazione che nascono dalla censura, e che si sente legittimata a scagliarsi contro le minoranze già oppresse dalle istituzioni.

Dóra Papp, scrittrice, è stata minacciata sui social da un individuo che ha promesso di sputarle addosso se si fosse presentata al prossimo evento firmacopie. Prima del 2021, intimidazioni di questo tipo erano molto più rare.

“Questo fatto ha avuto un contraccolpo – ha raccontato ad Amnesty – Dopo così tanti anni in cui era un piacere incontrare il pubblico e firmare i miei libri, ora ho paura perché non so quanto dovrei considerare seria la minaccia. Mi dicono che hanno paura, non hanno intenzione di terminare i libri che stanno scrivendo o di pubblicarli in Ungheria”.

Alcuni fornitori di servizi mediatici e biblioteche, per scongiurare sanzioni legali, stanno optando per l’autocensura; autori, agenzie creative e organizzazioni della società civile si trovano ad affrontare difficoltà nel navigare le ambigue disposizioni legali.

Sebbene inizialmente la legislazione non fosse stata applicata in maniera estensiva, a partire dal 2023, le autorità ungheresi hanno iniziato con maggiore frequenza a intraprendere azioni legali contro librerie che proponevano pubblicazioni su argomenti LGBTQIA+.

Professionisti intervistati da Amnesty International hanno manifestato preoccupazione riguardo l’interpretazione della legge da parte delle autorità e provano incertezza su come adeguare le proprie attività per eludere multe e ulteriori penalità.

“Si potrebbe stampare un avviso su tutti i libri per bambini spiegando che sono per i loro genitori e finirebbe lì. Ma ora questi libri devono essere incartati e non possono essere venduti nei pressi delle scuole. Così, anche le librerie e le case editrici che rispettano la legge sono lasciate nell’incertezza e rischiano sanzioni” – spiega Krisztián Nyáry, autore e direttore creativo dell’agenzia Lira Ltd.

Ma non si parla solo di libri: la normativa anti-propaganda ha portato infatti anche a una restrizione degli orari in cui è possibile trasmettere programmi e film che includono temi LGBTQIA+. Di conseguenza, emittenti e distributori hanno dovuto riprogrammare o limitare la diffusione di questi contenuti per prevenire sanzioni legali.

In una dichiarazione fornita ad Amnesty International, Péter Kolosi, responsabile dei contenuti presso la televisione commerciale RTL, ha indicato che l’emittente ha dovuto posporre alcuni programmi a orari meno accessibili, valutando persino la possibilità di eliminare completamente la trasmissione di certi materiali. Questa situazione ha obbligato autori e produttori a rivedere le loro strategie operative per assicurarsi di rimanere in linea con le normative vigenti.

Attraverso il rapporto Amnesty ha quindi evidenziato come la Legge sulla propaganda vada ben oltre il proprio intento, comprimendo il diritto alla libertà di parola e impedendo ai giovani di accedere liberamente alle informazioni.

Un regolamento intrinsecamente non conforme alle leggi internazionali, poiché non si basa su una necessità legittima, manca di proporzionalità e non possiede un obiettivo legittimo, contravvenendo così agli standard internazionali sui diritti umani.

“Una legge di tale natura non dovrebbe trovare spazio in Ungheria”, conclude Mihály. “È imperativo che tale legge venga abolita senza indugi e che vengano intraprese azioni concrete per sanare i danni arrecati”.

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