Come l’Ungheria è diventata illiberale, Orban e l’attacco alla democrazia

Breve storia di come l'Ungheria è diventata una "democrazia illiberale" a causa di Viktor Orban. Dalla nuova Costituzione all'abuso dello Stato di Emergenza

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Le foto di Ilaria Salis sono un colpo al cuore perché rappresentano la vera insufficienza italiana ed europea nei confronti del governo ungherese. Polsi e caviglie chiusi in lucchetti, una cintura alla vita per portarla in tribunale, là dove deve essere giudicata, in uno stato di diritto che non c’è più. Dove il potere è incentrato sul Capo e sui suoi vassalli, in quella che lo stesso Orban ha definito, nel 2014, “democrazia illiberale”. Dal 2010 in poi, da quando è tornato al governo per la seconda volta, infatti, Viktor Orban ha posto le basi per un governo che di democratico ha poco: ha cambiato la Costituzione, controlla i media, discrimina le minoranze, soprattutto quello Lgbtq+ e con un colpo di mano ha creato circoscrizioni che rendono Fidesz, il suo partito, l’unico in grado di vincere. Ma com’è potuto accadere che l’Ungheria diventasse il paese illiberale di oggi? Vediamo insieme il percorso da democrazia a democrazia illiberale.

L’Ungheria e Viktor Orban, una lunga storia

La figura di Viktor Orban accompagna tutta la storia ungherese, dalla scomparsa dell’Urss in poi. Nel 1988, infatti, crea Fidesz, al tempo associazione di stampo anticomunista, libertaria e progressista. Sono gli anni in cui Orban è ancora studente, anni in cui vince una borsa di studio della Open Society, la Ong di Soros, per studiare a Oxford.Nel 1998 Fidesz raggiunge un buon risultato elettorale, e, in coalizione con altri partiti, Orban diventa Primo Ministro. Nella sua prima legislatura applica misure per il libero commercio, dà il via a liberalizzazioni e cerca di entrare con più forza nella Comunità europea. Nel 1999 firma l’atto che rende valido l’ingresso nella Nato. Alcune scelte di politica economica riescono a ridurre l’inflazione e la disoccupazione. A inizio anni Duemila abolisce le tasse universitarie, rendendosi così popolare tra i giovani ungheresi.

Alcune scelte “amministrative”, però, mostrano già l’impegno muscolare sulla democrazia. Il governo impone che il Parlamento si riunisca solo ogni tre settimane. Questo comporta un minor controllo da parte del potere legislativo sull’esecutivo e una minore capacità del potere legislativo di imporre un’agenda politica.

Dal 2002 al 2010 Fidesz si trova all’opposizione. Tuttavia, alle elezioni Europee del 2004 il partito di Orban ottiene il 47% dei voti e nel 2009 il 56%. Quest’ultimo risultato anticipa i risultati delle elezioni dell’anno successivo. Da notare che nel 2006 il governo, di stampo socialista, nascose ai cittadini la grave situazione economica in cui versava il paese e da quel momento scaturirono alcune proteste, appoggiate proprio da Fidesz.

ungheria

Quando Orban divenne illiberale

L’opposizione ai socialisti aveva permesso a Orban di diventare molto più popolare rispetto a quanto non fosse già da primo ministro. Fidesz si aggiudicò oltre i 2/3 dei seggi in Parlamento. Rispetto al primo mandato, Orban non aveva più intenzione di entrare nell’area euro. Riformò la Banca Centrale Ungherese, con la nomina del governatore in capo al governo e non al Parlamento. Rifiutò anche alcune politiche atlantiste e si fece portavoce di una politica nazionalista. Un fatto che mise per la prima volta in contrasto il governo ungherese con l’Unione Europea. Fu in quel momento che iniziarono le procedure di infrazione e i tagli dei finanziamenti europei.

Già dal 2010 iniziò lo smantellamento della democrazia ungherese. Grazie alla maggioranza di cui poteva contare in Parlamento riformò tutto l’impianto dell’informazione e il potere giudiziario. Creò una commissione governativa di controllo della televisione e della radio e pose sotto l’egida del Governo il controllo del Consiglio superiore della Magistratura.

La nuova costituzione ungherese

Nel 2011 viene approvata la nuova Costituzione, approvata a maggioranza e senza lo scambio con l’opposizione. All’interno della Costituzione si parla di etica, di religione cattolica, di tradizione e della centralità della famiglia (tradizionale). Un fattore che la Commissione di Venezia definì “problematico”. Inoltre, la nuova Carta fondamentale relega la Corte costituzionale a mero ente consultivo, quindi, non può definire incostituzionale una legge se il provvedimento è stato approvato dai 2/3 dell’Assemblea legislativa.

Oltre alla nuova Costituzione, il governo di Orban vara la nuova legge elettorale. Non solo vengono istituiti i premi di maggioranza, ma vengono anche rivisti i collegi. Le circoscrizioni vennero disegnate sulle maggiori probabilità di Fidesz di vincere. E l’Ocse considera queste pratiche scorrette, in particolare in Ungheria alcune circoscrizioni rappresentano 6mila elettori, altre 90mila (entrambe eleggono un solo rappresentante). Oltre a ciò, si somma il fatto che un cittadino può votare in una circoscrizione diversa dalla propria. E questo è un vero e proprio metodo per “brogliare” le elezioni.

Dal 2014 Viktor Orban si fa ancora più muscolare nei confronti di un’Unione Europea da utilizzare solo per proprio tornaconto. Inizia ad intrecciare rapporti sempre più forti con Putin, che stava iniziando la sua crociata sull’Ucraina, invadendo la Crimea e il Donbass.

La crociata contro l’immigrazione

Dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa e con lo scoppio della Guerra in Siria, la rotta mediterranea è stata piano piano accompagnata alla rotta balcanica, che è diventato un importante crocevia per i profughi del Medio Oriente. Per opporsi all’immigrazione, Orban nel 2015 decide di costruire un muro di filo spinato al confine con la Serbia e respinge con atti di violenza i migranti che cercano di oltrepassare il confine, anche in contrasto con le direttive e i regolamenti europei che tutelano i diritti dell’uomo. Da sempre e, in particolare, dal 2016 i paesi del Gruppo di Visegrad, dei quali fa parte anche l’Ungheria, si oppongono alla redistribuzione dei migranti. Si schierano contro le quote obbligatorie e sono contrari alla revisione del Trattato di Dublino.

Come l'Ungheria è diventata illiberale, Orban e l'attacco alla democrazia - Ungheria attivisti LGBT gonfiano gigantesco vuore rainbow davanti al parlamento - Gay.it
Nel 2021 alcuni attivisti Lgbtq+ gonfiano un enorme cuore con la bandiera della comunità

Il Covid e il pretesto dei pieni poteri per l’emergenza sanitaria

Durante la pandemia, l’Ungheria ha dichiarato lo stato di emergenza e ha dato i pieni poteri a Orban. Oltre agli interventi sanitari, però, il premier ungherese ha anche sospeso il Codice del lavoro e cancellato i contratti nazionali collettivi. Inoltre, ha limitato il potere di sciopero. Non era, però, la prima volta che Orban utilizzava questo atteggiamento sulle leggi sul lavoro. Nel 2018 attraverso una legge aveva permesso ai datori di lavoro di far diventare obbligatori gli straordinari, tanto da poter obbligare a svolgerne oltre 400 ore all’anno.

La privatizzazione del pubblico e il potere ai vassalli

Durante gli ultimi anni Orban è tornato a voler privatizzare il settore pubblico. Tuttavia, c’è un motivo specifico per il quale nel 2020 i dipendenti di biblioteche, musei e istituti culturali sono diventati privati, così come è accaduto nel 2021 a chi lavora in sanità. Orban non è solo nella sua scalata al potere. Da quando è entrato al governo dal 2010 ha imposto i suoi più stretti collaboratori all’interno dell’amministrazione pubblica e ha favorito gli industriali che gli erano vicini in cambio di fedeltà. In questo modo si è creato non solo un potere politico rilevante, ma anche un completo appoggio economico.

Oltre alle privatizzazioni del pubblico, Orban ha persuaso le aziende a non investire in pubblicità sui giornali che lo criticavano. Tra il 2014 e il 2018 molte redazioni furono costrette a svendersi ad alcuni offerenti, che le acquistavano al ribasso. Nel settembre del 2018 questi proprietari hanno creato una holding, la Kesma, che controlla oltre 500 tv, radio e organi di stampa. La Kesma è guidata da tre ex collaboratori di Orban.

La scuola pubblica non viene finanziata ma controllata

Negli ultimi anni gli insegnanti delle scuole pubbliche hanno scioperato per i bassi salari. L’Ungheria, infatti, non finanzia l’istruzione, e paga i propri maestri e professori circa 500 euro il mese. Il governo ha colpito fortemente le manifestazioni, colpendo gli scioperanti. A chi ha partecipato alle manifestazioni, infatti, viene tolto un giorno di paga per ogni giorno saltato.

Nonostante un risicato finanziamento della scuola pubblica, il governo Orban controlla i testi e i libri utilizzati a scuola. Per questo i volumi vengono prodotti da un’agenzia governativa. A capo e a controllo dei contenuti c’è il partito Fidesz. Il ministero dell’istruzione oggi non esiste più. È stato inserito nel ministero dell’Interno, che, come in Italia, si occupa di questioni di ordine pubblico.

Come l'Ungheria è diventata illiberale, Orban e l'attacco alla democrazia - Papa Francesco vola in Ungheria e loda Victor Urban 2 - Gay.it

La crociata contro le donne e la minoranza Lgbtq+

Le minoranze sono importanti per Viktor Orban, ma non in senso positivo. L’identità ungherese, per il premier e leader di Fidesz, si basa sul rispetto delle tradizioni, su un conservatorismo spinto e su un passato glorioso a cui si deve tornare. È un concetto comune a quasi tutti i partiti di destra contemporanea, che fanno del populismo e del conservatorismo uno dei loro punti di forza. Nel 2020 Orban si rifiuta di ratificare la Convenzione di Istanbul, in un paese in cui, secondo i dati della Ong Women for Women, come riporta il Post, una donna su cinque ha una relazione violenta con il proprio partner.

Il tradizionalismo, la religione cattolica e la famiglia rappresentano i capisaldi costituzionali dell’Ungheria di Orban, capisaldi che giustificano una crociata contro la comunità Lgbtq+ e l’ideologia gender. Impossibile non solo il matrimonio egualitario o l’unione civile tra persone dello stesso sesso, ma proprio la circolazione di immagini Lgbtq+, sulla base di quanto già fatto in Russia. Vengono tolti libri dalle librerie, la legge vieta di veicolare immagini di due persone dello stesso sesso che si baciano o in atti di intimità (anche solo mano nella mano o abbracci) anche in televisione nelle ore in cui i minori potrebbero vederli. La crociata contro gli omosessuali, secondo la quale è ormai anche possibile denunciare la presenza delle famiglie Lgbq+ all’amministrazione, però non è l’unica che gira attorno alla comunità.

Durante il Covid una legge ha reso illegittimo cambiare il genere sui propri documenti. Come abbiamo detto sopra, si è abusato dello Stato di Emergenza. Un fatto grave, questo, per i cittadini ungheresi, che da quasi vent’anni potevano vantare una delle leggi più progressiste sul tema: le persone trans potevano migrare da un genere all’altro senza dover operarsi. Ora, invece, il governo ha imposto un altro tassello contro l’ideologia gender. Una lotta di cui Orban si è intestato la bandiera da tempo e che ha avuto l’appoggio di Papa Francesco e di tutta la destra italiana.

Oggi, che Ilaria Salis è in manette ci accorgiamo di Orban e del suo stato illiberale, quello stato che piace molto a Salvini e Meloni, suoi alleati (almeno dal punto di vista ideologico) in Europa. E forse, non solo ideologico, perché Fidesz potrebbe entrare nel partito europeo che Meloni presiede, dopo che è stato estromesso dal Partito Popolare Europeo, quel Ppe in cui siede anche Forza Italia. Orban si fa capofila di una democrazia illiberale che ha messo a punto a sua immagine e somiglianza. Per il governo di destra di Meloni & Company, che da tempo lo appoggia, l’imbarazzo non può che essere totale.

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