“Ero uscito per ammirare le stelle cadenti, ma le ho prese tutte addosso“. Così si sfoga su Facebook Michel Savino – uomo gay e attivista di lunga data – vittima di una violentissima aggressione omobitransfobica compiutasi a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia.
Nella notte tra il 10 e l’11 agosto, l’uomo esce di casa per acquistare del cibo da asporto in un piccolo kebab e, dopo aver scambiato due chiacchiere con i gestori del locale, viene avvicinato da un gruppo di minorenni.
Iniziano le irrisioni: uno dei ragazzi si avvicina con l’intento di provocarlo, lo schernisce dicendo “sono anche io gay” e gli accarezza il viso mentre gli altri ridono. All’improvviso, gli strappa di mano il sacchetto con il cibo e scappa. Michel cerca di inseguirlo, ma senza successo. Tornato sui suoi passi, minaccia il gruppo di chiamare i carabinieri, e a quel punto la situazione degenera.
Una ragazza lo spinge a terra, facendogli sbattere violentemente la testa. Non contenti, gli altri iniziano a colpirlo con calci al volto e alla testa. I gestori del locale, troppo intimoriti per intervenire, rimangono in disparte.
Michel perde i sensi e viene ritrovato poco dopo da alcuni passanti, che chiamano immediatamente un’ambulanza. Al pronto soccorso, la prognosi è di gravi lesioni al volto e un principio di trauma cranico.
Con l’aiuto dei gestori del locale, l’uomo ricostruisce l’accaduto e sporge denuncia contro i suoi aggressori, già identificati. Su Facebook, però, non si limita a raccontare l’accaduto, ma commenta: “Ecco cosa succede con i vostri post omofobi e l’educazione che date ai vostri figli…“.
Dopo Alessandro Pepe, Michel è la seconda vittima di un’aggressione a sfondo omobitransfobico nella provincia di Foggia in soli tre mesi. Come denuncia Alice del collettivo transfemminista Koll.Era di San Giovanni Rotondo, il problema è a livello istituzionale e sistemico:
“Quello che Michel ha vissuto, per l’ennesima volta, è solo uno dei tanti episodi di violenza sistemica e strutturale, intollerante e disumana, che si moltiplica nel nostro Paese, alimentata da politiche nazionali che soffiano sul fuoco della discriminazione e della paura. Il governo è complice e mandante”
Non servono più a nulla le scuse che attribuiscono questi episodi alla grandezza di una città o alla sua densità demografica: ogni territorio, vicino o lontano, è avvelenato da questi meccanismi violenti. Gli atti di violenza omolesbobitransfobica sono ormai all’ordine del giorno. Ci vengono raccontati come semplice goliardia giovanile, litigi tra ragazzi, con il risultato che si solleva l’intero sistema dalla responsabilità civile che ruota attorno a queste dinamiche.
La violenza omolesbobitransfobica è squadrismo, è omofobia. È decidere come, dove, quando e se una persona può essere se stessa“.
In risposta al terribile episodio, Koll.Era ha organizzato un sit-in di protesta per venerdì 16 agosto alle 20:00, in Piazza Martiri, invitando chiunque non si senta al sicuro a fare rete con le poche realtà transfemministe presenti in provincia.
“A chiunque viva nella paura: la nostra sede è in via Spartaco n. 25. È un luogo aperto a tutti: uno spazio informale di supporto, inclusione e aggregazione. Facciamo massa critica, senza lasciarci intimidire; continuiamo a lottare per un futuro in cui nessuno debba più temere per la propria vita a causa del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere. Prendiamoci cura di noi“.
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"La violenza omolesbobitransfobica... è omofobia". Davvero? Sospettavo fossero argomenti diversi tanto da usarli con contesto.