E’ l’associazione LGBT Queer Rights a denunciare i problemi che i giovani LGBT stanno affrontando in Israele, a causa di famiglie omofobe con le quali sono costretti a convivere per le restrizioni imposte dalla pandemia di Coronavirus. Si parla di stati di depressione, ma anche suicidi e violenza da parte dei familiari. Episodi che sono aumentati del 27% da quando sono state imposte le nuove regole.
Il CEO di Israel Gay Youth, Ofer Neumann, ha spiegato:
Quando la famiglia è buona e inclusiva, va tutto bene. Ma quando la famiglia diventa pazza e violenta, ignora i bisogni, l’identità e i desideri del bambino, allora la casa è una prigione.
Neumann ha poi segnalato che le denunce arrivano anche da ragazzi di appena 13 anni.
Gli orrori che sono costretti a vivere i giovani LGBT in Israele
Israel Gay Youth ha spiegato come i giovani siano costretti a rimanere chiusi nelle loro stanze, senza la possibilità di uscire nemmeno per 5 minuti e senza potersi tenere in contatto con amici. Ma non solo: i genitori sequestravano telefoni e computer, impedendo loro di avvertire eventualmente la Polizia e associazioni LGBT.
Neumann ha anche riportato che ha contattato degli adolescenti su Zoom, mentre altre volte la comunicazione avveniva tramite chat di siti web per incontri. La loro è una sofferenza silenziosa: non hanno alcun modo per comunicare con l’esterno, rimanendo in balia dei genitori omofobi.
Omofobia in aumento nel Paese
Nel 2019 c’è stata una vera impennata di episodi omofobi nel Paese, nonostante Israele abbiamo fatto molto per la comunità LGBT in passato. Basti pensare che godono di tutti i diritti tranne il matrimonio, la possibilità di adottare e di ricorrere alla maternità surrogata.
Nonostante sia considerato un Paese pro LGBT, non sono rare dichiarazioni omofobe da parte di politici e religiosi, per non parlare di chi sosteneva l’efficacia delle terapie riparative per convertire le persone omosessuali.
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