Bullismo: archiviato suicidio di Matteo

Non era gay e non viveva un clima di derisione nell'ambiente scolastico. Con queste motivazioni i giudici hanno archiviato il caso di Matteo. D'accordo con la Procura anche la madre del ragazzo.

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Matteo, un sedicenne torinese, si suicidò lanciandosi dal quarto piano della palazzina dove viveva con la famiglia. I compagni di classe gli davano del "frocio". La storia fece clamore, e per una volta non solo sulla stampa gay, perchè il caso venne fuori in un periodo in cui sui media dominava il tema del bullismo scolastico.

Oggi i giudici hanno archiviato quell’episodio. E le motivazioni sono da brivido: «Non sussiste alcuna ipotesi di istigazione al suicidio, nessuna sottovalutazione del caso da parte della scuola e nessun episodio di bullismo. E lascia perplessi che sia diventato un’icona gay un ragazzo che, detto senza pregiudizi e con il massimo rispetto, non era omosessuale».

«Tutte le deposizioni raccolte tratteggiano la figura di Matteo come quella di un adolescente particolarmente sensibile, sempre allegro, sorridente, sereno, di natura gentile, apparentemente ben inserito nell’ambiente scolastico, con ottimi risultati in tutte le materie. Ne emerge – proseguono i magistrati – il profilo di un giovane alla ricerca della propria identità personale (non tanto esclusivamente dell’identità sessuale), il quale non aveva fatto cogliere – né ai docenti né agli psicologi né ai compagni di scuola – possibili indizi del suo disagio esistenziale. Quest’incapacità di intuire i problemi psicologici di Matteo è la conferma dell’insondabilità della profondità dell’animo umano, anche delle persone più vicine.
Ma questa incapacità – si dice ancora – non può certo essere attribuita, nel caso di specie, all’istituzione scolastica; che, al contrario, è apparsa nel suo insieme educativamente forte e nel contempo attenta e sensibile alle esigenze anche personali degli allievi».

Matteo, dunque, per i giudici non era gay e il suicidio non fu causato dalle offese dei compagni. Anzi, la scuola ne esce rafforzata. Ed è sconcertante come anche la madre di Matteo sia dello stesso parere: «Mio figlio non mi ha mai, assolutamente mai, detto che alcuni compagni lo chiamassero ‘frocio’». «Non ha mai parlato di scherzi pesanti o di fatti di bullismo». L’unico riferimento è una battuta, che risaliva al precedente anno scolastico, al fatto che somigliasse a Jonathan, un eccentrico personaggio della tramissione tv ‘Il Grande Fratello’.

A chi è imputabile, dunque, il tragico gesto del ragazzo? Dalle motivazioni della Procura e secondo il parere della madre si evince che Matteo fosse "semplicemente" depresso. Ma le ragioni non si sapranno mai.

 

di Daniele Nardini

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