Altro che libertà di parola. Dare del fr*cio è diffamazione. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con una sentenza ad hoc, in cui ha rigettato il ricorso di Efe Bal, condannata in Appello per avere sostenuto su Facebook la presunta omosessualità di esponente leghista, con il quale avrebbe avuto un rapporto sessuale, apostrofandolo come “fr*cio” e “schifoso”. A darne notizia AdnKronos.
Cade così anche quell’insostenibile castello di carta sapientemente costruito dagli omofobi d’Italia, fermamente convinti della leggerezza del termine, e della presunta libertà di poterlo utilizzare a proprio piacimento. Non c’è niente da ‘riderci su’, come sostenuto da Pio e Amedeo. Secondo i giudici della Cassazione, queste “sono espressioni che costituiscono una chiara lesione dell’identità personale”, oltre a rappresentare “veicolo di avvilimento”. Il principio è stato ribadito dalla sentenza 19359 della V sezione penale, pubblicata il 17 maggio 2021. Chiunque utilizzi questi termini, anche solo sui social, può essere denunciato e perseguito per diffamazione.
Efe Bal era già stata processata e condannata, in primo grado e in appello, ad una pena pecuniaria: duemila euro di multa per il reato più diecimila euro di risarcimento, contro i cinquantamila richiesti. Fatto ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento della sentenza punitiva, aveva sostenuto tramite i propri legali che certi termini avrebbero perso “l’evoluzione della coscienza sociale, il carattere dispregiativo ad esse attribuito”. Così non è. Dalla Cassazione hanno ribadito come certe parole “costituiscono, oltre che chiara lesione dell’identità personale, veicolo di avvilimento dell’altrui personalità e tali sono percepite dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana“.
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Questa pronuncia della Cassazione non può dare la stura a coloro che strillano che " non c'è bisogno del DL Zan poiché già esistono norme che proteggono ...." La Cassazione , infatti fa riferimento sempre ad un unico , specifico processo e solo in un caso fa giurisprudenza : Sezioni Unite della Cassazione.