Travolto dalle critiche dopo aver per l’ennesima volta rinviato l’ufficio di presidenza che avrebbe potuto calendarizzare il DDL Zan in commissione giustizia al Senato, il leghista Andrea Ostellari è stato duramente attaccato anche da Monica Cirinnà.
La senatrice Pd ha sottolineato come Ostellari continui, “su istigazione della Lega e di Fdi, a rinviare la convocazione dell’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia per evitare di calendarizzare la proposta di legge contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo”.
Un’ostinazione, continua Cirinnà, che “rischia non solo di rallentare l’iter di questa legge urgente e necessaria ma anche di paralizzare i lavori della Commissione su altri provvedimenti. Ciò rende evidente la gravità di questo atteggiamento, profondamente antidemocratico e che ricorda altri periodi storici che – nonostante le nostalgie di alcuni – ci siamo lasciati alle spalle più di 75 anni fa. Era allora che il Parlamento veniva piegato, che si impediva alle Commissioni di lavorare e alle Aule di votare. Ai colleghi dico che non abbiamo alcuna voglia di diventare “un’Aula sorda e grigia”, ma anzi vogliamo interpretare il nostro ruolo di rappresentanti del popolo italiano portando in Parlamento i colori della libertà, della dignità e dell’uguaglianza. Lo faremo, come PD, assieme a tutte le forze politiche che alla Camera hanno lavorato con tenacia e grande equilibrio sulla proposta di legge – M5S, LEU, IV e un ampio settore di Forza Italia – e che, ne sono certa, confermeranno anche al Senato la loro posizione, senza timidezze e senza esitazioni”.
Parole ferme, quelle della senatrice, che ha giurato battaglia.
Ricordo infatti che per la legge Zan, che approveremo, non ci sarà ostruzionismo che tenga. Lo sappiano i colleghi, si candida con ogni probabilità ad essere uno dei pochi provvedimenti in materia di diritti della legislatura, se non addirittura l’unico. Una legislatura che, dal 2019, si sta svolgendo peraltro nel segno dell’europeismo: ecco, credo che l’europeismo vada preso sul serio, ad ogni livello. Esiste un europeismo dei diritti che dobbiamo onorare: ce lo ha ricordato il Parlamento europeo approvando la risoluzione sulla LGBT+ Freedom Zone. E non possiamo dimenticare che invece, quando si parla di diritti delle persone LGBT+, l’Italia è fanalino di coda in Europa.
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