Sul caso del suicidio di Cloe Bianco è nata la petizione online che chiede le dimissioni dell’assessora Donazzan. La petizione è stata istituita da “Da’ voce al rispetto” e i primi firmatari sono Antonia Monopoli, attivista transgender e responsabile dello Sportello Trans di ALA Milano Onlus e Matteo Di Maio, coordinatore del tavolo LGBTI+ di Più Europa.
Per firmare la petizione che chiede le dimissioni di Elena Donazzan >
Nelle motivazioni della petizione si legge:
C’è una persona che qualche anno fa ha contribuito, da una posizione di enorme potere istituzionale e politico, ad aggiungere un peso ulteriore alle discriminazioni scaricate su Cloe Bianco: l’Assessora all’Istruzione e alle Pari Opportunità della Regione Veneto, Elena Donazzan. Proprio lei, nel 2015, fu una delle prime rappresentanti istituzionali a scagliarsi contro Cloe e contro il suo ruolo di docente, anche sui social.
Con la presente chiediamo le sue dimissioni e chiediamo al Presidente Zaia di accoglierle rapidamente. “A qualsiasi insegnante, a qualsiasi lavoratore o lavoratrice che ha rivelato o ha paura di rivelare una parte così importante di sé, voglio ribadire con fermezza: il Ministero del Lavoro è dalla vostra parte”, ha sottolineato Orlando
Intanto il ministero dell’Istruzione ha avviato un approfondimento sul suicidio di Cloe Bianco, che si è tolta la vita dando fuoco al proprio corpo e alla roulotte in cui viveva. È quanto rivelato dall’Ansa, che cita fonti del ministero stesso, secondo le quali si starebbero ricostruendo i contorni della vicenda.
Accuse al ministero erano arrivate dal sindacato Uil: “”Il ministero dell’Istruzione è colpevole in quanto è stato complice di quanto accaduto: ha sospeso Cloe Bianco dall’insegnamento, mettendola a lavorare nelle segreterie, non ritenendola più in grado di insegnare e colpendola come fosse una malata sociale. Ora dovrebbe fare una indagine e capire che gli errori si devono ammettere, anche quelli passati, per evitare che la scuola si faccia condizionare dagli stereotipi e che fatti del genere si ripetano”, ha raccontato all’ANSA Pino Turi, segretario generale Uil Scuola. “La scuola deve garantire libertà, deve aprire le menti, deve essere immune dai condizionamenti”, ha aggiunto.
Ieri dalle pagine di Gay.it avevamo post alcune domande sulle responsabilità della Regione Veneto e su quelle dell’assessora Elena Donazzan, che aveva sbeffeggiato pubblicamente Cloe definendo il suo coming out del 2015 “una carnevalata” e l’aveva appellata come “un signore vestito da donna”. Donazzan non sembra pentita e ieri ha continuato a infierire sulla memoria di Cloe Bianco dalle frequenze di Radio 24. Donazzan ha anche accusato la comunità LGBTQIA+ di aver abbandonato Cloe al suo destino. Qui Gay.it ha riportato il discorso integrale di Donazzan a Radio 24 >
Oggi anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando si è espresso in merito in un lungo post: “È inaccettabile che in Italia una lavoratrice o un lavoratore subisca discriminazioni sul luogo di lavoro per la propria identità di genere, così come per qualsiasi altro elemento della propria identità sessuale o per tutto ciò che non ha a che fare con la prestazione lavorativa”, ha scritto Orlando. “Chi semina l’odio, chi lo coltiva, chi lo fa fruttare come putrida rendita. Ma anche noi che non abbiamo saputo contrastarlo, che accettiamo questa malapianta cresciuta in fretta come una cosa con cui convivere – ha continuato il ministro del Lavoro – Non c’è, non dico l’accettazione che dovrebbe accompagnare questo tempo che ha dalla sua la conoscenza del profondo, ma neppure la pietà o la sospensione del giudizio dei nostri padri e dei nostri nonni. In nome dei valori, dell’identità, del conformismo benpensante, c’è la quotidiana lapidazione, la derisione vigliacca o l’invettiva sorda e cieca, magari digitale, perché non sa sentire né vedere il tumulto delle anime, dei sentimenti, della fatica di vivere e di capirsi. Questo cara Cloe non è soltanto brutto, è precisamente l’orrore. Che la tua morte ricordi che non possiamo accettarlo”.
Durante un incontro della Repubblica delle idee Pietro Turano (attore e attivista), portavoce del Gay Center, ha accusato il governo italiano di essere il “mandante morale” delle morti di Cloe, Sasha (ragazzino trans* morto suicida a Catania) e Camilla, la donna trans uccisa dieci giorni fa in Liguria da due colpi di pistola. Qui di seguito l’intervento di Pietro Turano, che invitiamo ad ascoltare.
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A Treviso oggi è stato organizzato un presidio “Per Cloe e per tutte le vittime di transfobia”. A Gay.it uno degli organizzatori ha spiegato “Siamo qui per ricordare Cloe Bianco e per dire una volta per tutte che non si può più accettare questa solitudine e questa privazione di dignità a cui le persone trans* sono sottoposte ogni giorno nel nostro paese. Cloe ha scoperchiato una tragedia che coinvolge troppe persone di cui ancora oggi non si può parlare, quindi siamo qui per Cloe e per tutte le vittime della transfobia”. Nel post del Coordinamento LGBT Treviso si legge:
Quello di Cloe Bianco non è purtroppo un caso isolato: il clima d’odio che si respira forte, nel nostro paese, porta ancora troppe persone trans alla vergogna, all’isolamento, alla censura di sé, con effetti devastanti sulla loro salute mentale. Le aggressioni e la violenza di stampo transfobico sono ancora troppe, e c’è una parte consistente della politica che alimenta e giustifica la discriminazione ogni giorno.
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