Oggi il direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana, ha risposto alla lettera di un lettore indignato per la sentenza di Trento (che ha riconosciuto la paternità ad una coppia gay ricorsa alla maternità surrogata), sottolineando l’importanza del tema e l’irresponsabilità che la classe politica sta dimostrando in questa fase delicatissima di passaggio e acquisizione di diritti nei confronti questioni di vitale importanza, soprattutto per i minori coinvolti.
Ecco la lettera ricevuta da Fontana e la sua risposta:
Caro Direttore,
qualche giudice del Tribunale per i minori di Firenze sembra impazzito: è stata accolta la richiesta di due uomini ad essere genitori di due bambini. Ma siamo matti? Io sono alla regola di madre natura, sorgente di sanità e salute, per cui l’educazione dei figli spetta ad un uomo e una donna, a un padre e una madre. Come fanno certi giudici a violentare in modo così mostruoso l’educazione di un bambino, raddoppiando l’apporto dell’uomo ed eliminando quello della donna? Ci sono regole di madre natura che neppure un giudice può cambiare. E si tratta di mostruosità che ora cominciano in Italia, ma già accadono nel mondo. Violenza e follia: non si può che ricorrere a queste due parole per descrivere ciò che sta accadendo, bestemmia contro Dio, contro la natura, contro l’essere umano.
Eugenio Russomanno Caposele (Av)
Caro Russomanno,
Devo dirle con franchezza che non sono d’accordo con le sue argomentazioni e con i suoi toni. Mi sembra che lei chiuda gli occhi e sogni una società e famiglie immaginarie. Credo invece che sia meglio mettere sempre al centro i bambini. I nostri ragazzi crescono in famiglie molto diverse l’una dall’altra: famiglie tradizionali, coppie di fatto, genitori single, unioni gay. L’unico punto che credo debba interessarci è quanto amore e quanta cura ognuna di loro metta nella crescita e nell’educazione dei propri figli. Ogni bambino ha diritto a una famiglia anche se è giusto dirsi che esiste un desiderio ma non un diritto ad avere figli.
Quello che mi preoccupa di più è l’assenza della politica che di fronte a questioni così complesse preferisce voltarsi dall’altra parte e lasciare la parola solo ai tribunali. Nel caso che lei cita un Paese straniero aveva riconosciuto lo status di genitori a una coppia gay. Cosa avrebbero dovuto fare i giudici italiani: togliere loro il bambino nel momento in cui avessero messo piede sul suolo italiano?
Nell’universo delle adozioni ci sono tanti casi particolari che dovrebbero essere affrontati nella nuova legge promessa dal Parlamento dopo il varo delle unioni civili. Anche perché in Italia le adozioni sono particolarmente difficili, costose e lente. E soprattutto sono crollate togliendo a tanti bambini l’opportunità di vivere felici.
La risposta politica è invece questa: mesi di melina, rinvii, audizioni programmate per prendere tempo e aspettare che la legislatura finisca. Tutto per non affrontare il punto controverso delle adozioni da parte di genitori gay. È serio sfuggire alla responsabilità che i cittadini hanno affidato ai propri rappresentanti?
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Il lettore del Corriere in questione è come quei bambini dell’asilo o della scuola materna che dicono “io sono maschietto lei è una femminuccia”. E’ restato all’età dell’infanzia come cervello e vorrebbe dare pareri di pedogogia.
Risposta ottima e di buon senso.