Cyberpunk 2077 ha un modo davvero strambo di determinare i pronomi dei personaggi principali

Le nuove anteprime di Cyberpunk 2077 di CD Projekt RED mostrano come uno dei videogiochi più attesi dell'anno fatichi a raccontare l'orientamento di genere e il suo futuro in ottica cyberpunk.

Genere, pronomi e voce nell'editor del personaggio di Cyberpunk 2077
4 min. di lettura

Torniamo a parlare di Cyberpunk 2077 di CD Projekt RED, uno dei videogiochi più attesi del 2020 (forse il più atteso in assoluto). Cyberpunk 2077 sarà disponibile su computer e console il 19 novembre 2020, ma negli ultimi giorni sono state diffuse nuove informazioni e nuovi video del videogioco, anche grazie a una serie di anteprima per la stampa. E da queste anteprime sono emersi nuovi dettagli riguardanti una questione che abbiamo già discusso su Gay.it: la rappresentazione dell’identità di genere in Cyberpunk 2077 e soprattutto nei suoi primi momenti, quando chi gioca dovrà creare il personaggio principale della sua avventura.

https://www.youtube.com/watch?v=lks9E4TFQOs

Come abbiamo già discusso su Gay.it, il cyberpunk è un genere intrinsecamente adatto ad affrontare il genere e il suo futuro. Il cyberpunk dipinge un domani (sempre più vicino all’oggi) in cui carne e tecnologia, materiale e immateriale si sono fusi: almeno parte della popolazione ha sostituito alcuni dei suoi organi con innesti robotici, diventando cyborg, e internet collega non più solo i computer ma anche le coscienze. È l’immaginario costruito da romanzieri come William Gibson e da film come Blade Runner di Ridley Scott (tratto da Philip K Dick) e Ghost in the Shell di Mamoru Oshii (tratto da Shirow Masamune). Nel cyberpunk i corpi vengono modificati, potenziati, personalizzati, l’umanità per come la conosciamo viene superata, e la visione del genere non può che mutare in un mondo di corpi fluidi. Ma Cyberpunk 2077 ha mostrato sin da subito quanto sia difficile per i suoi sviluppatori, lo studio polacco CD Projekt RED, lavorare in questa direzione. Il gioco proponeva inizialmente una scelta binaria tra un personaggio maschile e uno femminile e ha usato nella sua promozione un’immagine stereotipata e feticizzante di una donna transgenere, ma CD Projekt RED aveva anche promesso di ripensare questi elementi, per esempio togliendo totalmente la scelta del genere dal videogioco e limitandosi a farci scegliere come sarebbe stato il corpo del personaggio principale. Effettivamente, ora Cyberpunk 2077 non chiede più esplicitamente di scegliere un genere, ma, da quello che emerge dal sito americano specializzato in videogiochi Kotaku, CD Projekt RED ha semplicemente compreso la scelta del genere nella scelta della voce, senza neanche un’alternativa di genere neutro.

Scrive Ian Walker su Kotaku dopo aver potuto provare una breve versione dimostrativa di Cyberpunk 2077: “Ho potuto scegliere tra due tipi di corpo, uno che tradizionalmente potremmo considerare maschile e l’altro femminile, e poi mi è stato chiesto di scegliere il mio tono di voce, che avrebbe deciso i pronomi con cui mi avrebbero chiamato i personaggi non giocanti [nel videogioco e in altri genere di gioco, i personaggi non giocanti sono tutti i personaggi non controllati da chi gioca ma, per esempio, dal software e dalla sua Intelligenza Artificiale]. Anche se questo vuol dire che il corpo di V [così si chiama il personaggio principale] non è legato a un genere, non c’è attualmente un modo di creare un personaggio che abbia complessivamente sembianze che tradizionalmente diremmo femminili ma che usa pronomi maschili, o viceversa.” Philipp Weber di CD Projekt RED ha dichiarato la stessa cosa a un altro sito specializzato, GamesRadar: “[I personaggi non giocanti] ti chiamano con pronomi maschili o femminili. Fondamentalmente dipende dalla voce che scegli,” e il responsabile della comunicazione di CD Projekt RED per l’Italia, Alessandro Fileni, ha confermato via email a Gay.it che “la scelta della voce nell’editor del personaggio decide il pronome che verrà attribuito a V.” È un modo francamente strambo di determinare i pronomi di una persona. Aggiungiamo che è poi possibile scegliere, separatamente, i genitali del personaggio principale (insieme a molteplici altri dettagli, la creazione del personaggio è molto dettagliata). È insomma possibile avere un corpo che tradizionalmente potremmo definire “maschile,” vagina e una voce tradizionalmente femminile; un corpo che nell’esperienza di molte persone è quello di un ragazzo transgenere. Ma Cyberpunk 2077 si riferirà a questo (ipotetico) ragazzo transgenere come se fosse una ragazza. Lasciamo perdere quanto questa idea che “la voce sveli il tuo genere” possa essere anche offensiva verso chi appartiene al mondo transgenere (altre persone ne hanno parlato meglio). Concentriamoci su quanto sia però limitata e disinformata come visione.

Non scriviamo questo perché vogliamo imporre una certa visione al gioco di CD Projekt RED o perché vogliamo censurarlo; quello che stiamo dicendo è solo che, nonostante gli annunci e forse anche un certo sincero impegno, sembra difficile trovare in Cyberpunk 2077 un titolo veramente inclusivo e attento a una qualche questione di genere o di ripensamento del genere in chiave cyberpunk. Probabilmente, perché servono autori che fanno parte del mondo LGBTQ+ per parlare seriamente di queste tematiche, o bisogna almeno averle studiate in modo approfondito (o avere appositi consulenti). Per farvi capire l’atteggiamento generale di CD Projekt RED verso culture non note all’interno dello studio, a un certo punto della demo appaiono due gemelli che si chiamano “Esquerdo” e “Certo,” cioè “Sinistro” e “Giusto” in portoghese, perché lo studio ha cercato su Google come si dicessero “sinistra” e “destra” in varie lingue, ma ha sbagliato la ricerca e ha tradotto in portoghese il “right” inglese, che può voler dire “destra” ma può anche voler dire “giusto.” È anche difficile dire che CD Projekt RED dovrebbe lavorare ancora di più a Cyberpunk 2077: quando il videogioco è stato rimandato a settembre (prima di essere ulteriormente rimandato a novembre) la dirigenza della compagnia ha ammesso che i mesi aggiuntivi di lavoro avrebbero compreso ulteriore “crunch,” sviluppo continuo oltre il normale orario di lavoro e anche il fine settimana (con straordinari non sempre pagati, ma non sappiamo come si comporterà CD Projekt in questo caso). Cyberpunk 2077 non è un gioco “tirato via,” è anzi un videogioco su cui CD Projekt RED sta lavorando più di quanto dovrebbe se intendesse rispettare dei sani ritmi di lavoro.

E alla fine… pace. È un’occasione persa, ma anche se è positivo potersi riconoscere nel videogioco che stiamo giocando, la vera battaglia per i diritti civili non si combatte certo nei pronomi usati in un videogioco. La vera battaglia si combatte nel Pride, nelle associazioni, nelle aule della politica, e una migliore rappresentazione nei media, e anche nel videogioco, si ottiene prima di tutto aprendo i luoghi di lavoro al mondo LGBTQ+, a tutti i generi marginalizzati, alle minoranze anche etniche. E i luoghi di lavoro si aprono alle minoranze e a chi è marginalizzato se l’istruzione si apre loro, e così via. Insomma, questi problemi stanno alla fine di una lunga catena, con questioni anche decisamente più urgenti da risolvere, come l’attuale lotta per avere una degna legge contro l’omotransfobia in Italia. Anche in Polonia, la comunità LGBTQ+ ha guai più seri ora: l’attuale presidente Andrzej Duda sta facendo la campagna elettorale per la sua rielezione attaccando l’adozione da parte di coppie di persone dello stesso genere anagrafico e parlando di difesa della solita “famiglia tradizionale.”

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