Ciò che era facilmente preventivabile è puntualmente accaduto. La discussione in Senato sul DDL Zan riprenderà dopo le elezioni amministrative di inizio ottobre. A deciderlo la Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama, con la riforma Cartabia sulla giustizia considerata prioritaria dal Governo. Considerando i più che probabili ballottaggi in tutte le più grandi città al voto, è facile immaginare che la legge contro l’omotransfobia, misoginia e abilismo possa rimanere ‘sospesa’ fino a metà ottobre.
Ignazio LaRussa, vicepresidente del Senato in quota Fratelli d’Italia, ne ha subito approfittato per fare polemica, domandandosi dove sia “finita l’urgenza”. A seguirlo su questa strada anche Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia: “Ma il ddl Zan non era una priorità per il Paese? Cosa è successo? Forse che lo Zan sia troppo ingombrante e rischi di inquinare le acque in vista delle delicate elezioni amministrative? L’apertura delle scuole in sicurezza, i tamponi salivari, le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, le aziende sul lastrico, queste sono le vere emergenze per il Paese non i capricci della lobby LGBTQ“. Capricci, li chiama lui. Botte, insulti, ricoveri, discriminazioni continue, secondo la cronaca quotidiana.
Ma è evidente che sulla pelle di un’intera comunità si stia giocando una partita politica che poco a che vedere con i diritti LGBT. Il Pd ci ha messo la faccia, da subito, su questo DDL, che ora Italia Viva vorrebbe modificare, andando a braccetto con Forza Italia e Lega. Dinanzi a oltre 1000 emendamenti, e ad un partito renziano pronto a convergere sulle proposte di modifica firmate Tajani e Salvini, il DDL Zan muterebbe, cambierebbe faccia, contenuti, diverrebbe altro. Ad un anno dalla sua approvazione alla Camera, avvenuta lo scorso novembre, il DDL dovrebbe incredibilmente tornare a Montecitorio, ricominciando l’iter dall’inizio, per poi tornare nuovamente in Senato. Un balletto parlamentare privo di certezze, perché Lega e Forza Italia farebbero di tutto per continuare a disossarlo, rendendolo di fatto inutile, trasformandolo in quella tanto chiacchierata ‘bandierina’ con cui la comunità LGBT si pulirebbe le terga. Perché nessuno ha chiesto e/o vuole una qualsiasi legge definita solo a parole “contro l’omotransfobia”. Dopo 30 anni d’attesa c’è bisogno di una buona legge, che non ceda ad altri e inammissibili compromessi, in arrivo dal Vaticano, partitini al 2% e dalla destra omotransfobica del Paese.
Tra un mese il DDL Zan tornerà finalmente al Senato, con le elezioni amministrative in archivio e un quadro politico probabilmente più chiaro. La battaglia tornerà ad essere aspra, segnata da gigantesche fake news, cerini che passano di mano in mano e minacce più o meno velate. Non ci resta altro da fare che prepararsi al peggio e continuare combattere, con la consapevolezza che gli eventuali responsabili di un altro, ennesimo affossamento, avranno un nome e un cognome. Voto segreto o meno.
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