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DDL Zan slitta a dopo l’estate, no ad accordi e modifiche. Scontro totale tra Italia Viva e Pd

Ad appoggiare la lettura politica dei renziani, udite udite, Mario Adinolfi. Fossimo in Faraone, Garavini, Di Maio e Italia Viva tutta, ci porremmo qualche domanda.

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Come ampiamente previsto alla vigilia, l’ennesima proposta avanzata dal senatore renziano Davide Faraone di cedere ad un ‘accordo’ sul DDL Zan è stata respinta dalla maggioranza dei capigruppo in commissione in Senato. Il senatore IV, via social, ha attaccato Pd, 5 Stelle e LeU, parlando di “diritti ufficialmente in vacanza da oggi“, perché a suo dire la “proposta di Italia Viva di cercare l’intesa e portare in aula il DDL Zan non ha trovato adesioni“.

A seguire la linea politica del partito, anche la senatrice Laura Garavini e il deputato Marco Di Maio. La prima sostiene che il “DDL Zan sarebbe potuto andare in aula domani, votandolo blindato con accordo politico. Maggioranza ha preferito rinvio a settembre. Col rischio di affossarlo. Abbiamo lavorato con coerenza per approvare a stretto giro. Altri preferiscono giocare sui diritti“. Il secondo parla di un “accordo politico”  eventuale che avrebbe permesso al DDL Zan di arrivare “in Aula domani e l’Italia avrebbe una buona legge contro l’omotransfobia. La maggioranza ha preferito l’ennesimo scontro e adesso è ufficiale il rinvio a dopo la pausa estiva. Più tempo per la campagna elettorale, meno per i diritti“.

Parole che hanno fatto sobbalzare sulla sedia gli alleati di Governo.  “L’unica cosa che non va in vacanza, a quanto leggo dalle agenzie, è l’inaffidabilità di Italia Viva“, ha tuonato la senatrice Pd Monica Cirinnà. “Se non avesse cambiato idea sul sostegno già espresso al ddl Zan alla Camera, cercando impossibili e surreali mediazioni e presentando emendamenti che demoliscono il testo, le cose sarebbero andate molto diversamente”. “Le bandiere, non le bandierine, sono importanti, raccolgono il vento e lo trasformano in colori e bellezza. Per questo non devono essere ammainate. Il sostegno al ddl Zan é forte nel Paese e non c’è spazio per trattative o mediazioni sulla pelle delle persone. Ormai le posizioni sono chiare: per noi questo è il tempo della responsabilità. Il testo sarà in Aula a settembre, quando ci sarà tempo e modo per evitare le tante trappole e imboscate contenute negli emendamenti della Lega e di Italia Viva“.

C’è l’amarezza di voler utilizzare strumentalmente il ddl Zan, e questa cosa è inaccettabile“, ha proseguito Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Partito democratico. “Se presenti degli emendamenti non sei intenzionato a chiudere la proposta al più presto possibile, quindi io mi sarei aspettata da parte di Italia Viva un altro tipo di atteggiamento. Non mandare i diritti in vacanza – come dice Faraone – significava non presentare emendamenti già tre settimane fa, votare compatti, non continuare a dire che ci poteva essere uno spazio di mediazione quando non si tratta di mediazione ma di rendere discriminatoria una legge“.

Loredana De Petris di LeU ha inoltre sottolineato come non ci sia stata alcuna proposta di inserimento in calendario del DDL Zan da parte di Davide Faraone e di Italia Viva, bensì una semplice richiesta di calendarizzare una nuova riunione di maggioranza per trovare una mediazione. “Non abbiamo respinto niente“.

Ad appoggiare la lettura politica dei renziani, udite udite, Mario Adinolfi: “Sono stati mesi a chiedere con Fedez di poter “votare democraticamente il ddl Zan in aula” crocifiggendo il povero Ostellari. Oggi in conferenza capigruppo Pd e M5S han votato per non mandare il ddl in aula per paura di perdere. E così hanno perso anche la faccia. Addio ddl Zan“.

Fossimo in Faraone, Garavini, Di Maio e Italia Viva tutta, ci porremmo qualche domanda. Avete scelto da che parte stare, abbracciando la Lega di Salvini e i peggiori omotransfobici d’Italia. Abbiate almeno l’onestà intellettuale e politica di confermarlo ufficialmente alla luce del sole, mettendo fine a questo triste e ormai insopportabile teatrino.

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