Sarà contento Chris Whitehead, il bambino che vedete nella foto e che nel 2011 protestò contro le imposizioni di genere in fatto di abbigliamento scolastico. E’ tempo di nuove politiche in UK all’insegna della neutralità di genere: 80 istituti statali, di cui 40 scuole elementari, hanno infatti rimosso il riferimento alle differenze di genere per quanto riguarda divise e abbigliamento. L’iniziativa, sostenuta dai fondi del governo, ha lo scopo di sconfiggere i pregiudizi di genere e le discriminazioni, soprattutto verso i bambini LGBTQI, che rischiano di non identificarsi nella divisa a loro assegnata sulla base del mero sesso biologico.
Rendere le scuole luoghi più accoglienti e sensibili alle diversità individuali, evitando di costringere bambini e adolescenti a presentarsi agli altri in un modo che non li rappresenta: questo il senso del progetto in via di attuazione che sta liberando le scuole inglese da costrizioni e limiti all’espressione individuale, a partire dall’abbigliamento.
A inizio 2016 i primi segnali: nel mese di gennaio, il Brighton College, una scuola storica e rinomata, sempre nei primi 10 posti delle migliori scuole del paese, per prima ha eliminato le regole sull’abbigliamento scolastico per andare incontro soprattutto alle esigenze dei piccoli e delle piccoli trans. I dirigenti scolastici hanno deciso che ogni bambino può decidere che tipo di uniforme indossare. La Allens Croft School a Birmingham è stata invece la prima scuola elementare statale a riconoscere la neutralità di genere rispetto all’uniforme, dando la possibilità a ognuno di orientarsi rispetto ai propri desideri.
In UK sono sempre di più le iniziative intraprese per rendere i luoghi pubblici meno discriminanti, soprattutto per questioni delicate come gli spogliatoi, i bagni e le uniformi appunto, luoghi e aspetti tutti tradizionalmente molto specifici dal punto di vista dell’identità del genere e potenziali oggetto di discriminazioni e disagio. Più apertura e fluidità quindi, perché è questo che sempre più famiglie iniziano a reclamare per i propri piccoli.
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