Prosegue la repressione dei gay in Egitto: sono una ventina ormai gli omosessuali detenuti nel paese arabo.
Ad Alessandria d’Egitto la polizia ha arrestato nove uomini gay con l’accusa di “dissolutezza” e altri reati tra cui “favoreggiamento della devianza sessuale” e “associazione illegale”. Per le forze di sicurezza che hanno condotto il raid a una festa privata, il comportamento dei fermati costituisce una “minaccia all’ordine pubblico”.
Secondo le autorità gli arrestati erano stati segnalati come giovani strani che frequentano una casa privata, affittata mesi prima. Per accedere all’abitazione in cui era in corso la festa, era necessaria una parola d’ordine. La ricostruzione della polizia potrebbe tuttavia essere viziata dalla campagna di repressione contro la comunità LGBT condotta in Egitto ormai da diversi mesi.
L’episodio che ha segnato l’inizio è stata la bandiera rainbow esposta al concerto della band libanese dei Mashrou Leila, un gesto che è costato il bando del gruppo dall’Egitto e decine di arresti in tutto il paese.
Sulla comunità LGBT del Paese resta l’ombra della proposta di legge che introdurrebbe ufficialmente il reato di omosessualità, punito con la detenzione fino a tre anni di reclusione. I segnali dai media egiziani, tutti nell’orbita del governo autoritario del generale Al-Sisi, che parlano di “malattia da fermare a ogni costo”, non sono positivi.
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