Dopo 24 ore di fuoco, di polemiche incrociate, di appelli politici (da Cirinnà a Zan) e musicali (da Fedez ad Elodie), anche Enrico Letta ha tuonato contro quella Lega che da settimane tiene in ostaggio la legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo.
“Opporsi alla calendarizzazione del DDL Zan contro l’omotransfobia, ecco lo spirito europeo della Lega”, ha cinguettato il segretario Pd, attaccando a testa bassa quei “colleghi di maggioranza” che per mano di Andrea Ostellari, Presidente della Commissione Giustizia del Senato nonché senatore leghista, stanno evitando la calendarizzazione del DDL.
Lega di Matteo Salvini, non dimentichiamolo, domani attesa in Ungheria da Viktor Orban insieme al premier polacco Mateusz Morawiecki. Paesi tristemente omotransfobici che Salvini andrà ancora una volta ad abbracciare, come duramentre denunciato da Brando Benifei, Capodelegazione PD al Parlamento Europeo.
Lo capisco, Salvini e la Lega si sono già stufati del travestimento di queste settimane e si sentono a proprio agio affiancati da partner che condividono le loro idee ultranazionaliste. Purtroppo per loro, però, l’immagine che ne viene fuori è quella di un leader di un partito che fa parte di un’alleanza di governo nel nostro Paese e che si schiera con chi mette in discussione la libertà di stampa, chi ha messo al bando i diritti fondamentali delle donne e chi osteggia ogni riforma del sistema di asilo europeo, in particolare le quote di ricollocamento dei richiedenti asilo tra Stati Membri, mettendo così in grande difficoltà i Paesi di confine come l’Italia. Salvini, dopo la convocazione alla corte di Orban a Budapest, dimostra a tutti che non è più né un sovranista né un sedicente europeista, ma semplicemente un suddito dei più accaniti avversari del nostro interesse nazionale, oggi coincidente con il rafforzamento dell’Europa. Cosa ne pensano Giorgetti e gli altri che nella Lega dicevano di guardare al Partito Popolare Europeo?
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