Erika Hilton e Duda Salabert sono le prime due deputate trans* nella storia del Brasile.
Eletta nel 2022, Hilton ha 1 milione di followers su Instagram, è attivista sin da ragazzina, e capita che calca la runaway per qualche sfilata (anche se come specifica in un’intervista con Americas Quarterly ripresa da Internazionale, c’è un dress-code specifico tra quando è in aula e quando esce con gli amici).
Nata in una famiglia evangelica, d’adolescente mamma e nonna la mandano in campagna dallo zio per ‘ripararla’. Al contrario ha lavorato come sex worker e studiato pedagogia e gerontologia presso l’Universidade federal de São Carlos.
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Quando nel 2015, quando su un conducente dell’autobus non le ha permesso di utilizzare il proprio ‘chosen name‘ sul biglietto, scatta qualcosa: inizia ad interessarsi al parlamento, le legislazioni, e tutto il necessario per permettere di creare un dialogo con le istituzioni: “Era davvero importante per me, ma anche frustrante. Perché parecchi partiti non si allineavano con i miei valori e quello che volevo raggiungere” racconta in un’intervista con ColorsxStudios.
Così nel 2020 risolve il problema candidandosi direttamente lei: al consiglio comunale di São Paulo porta con sé oltre cinquantamila voti e diventa la prima candidata trans* della città.
Oggi in Parlamento i colleghi maschi pensano sia aggressiva, ma è sempre la stessa storia che va avanti dall’alba dei tempi: “I vecchi uomini bianchi pensano di possedere lo spazio politico, che ne sanno più di te, e che possono insegnanti a fare politica a modo loro “dice a ColorsxStudios “Faticano a prendere le donne seriamente, e pensano che sono lì solo per il loro fascino, bellezza, oppure per parlare di cose ‘meno importanti'”.
Tuttavia Hilton non si definisce aggressiva, solo molto pragmatica. Se su Instagram alterna notizie di cronaca, attivismo, a reel con le canzoni di Beyoncé (che vantano più di 40mila cuori), in aula si batte per i diritti delle persone transgender e LGBTQIA+, e ha da poco portato a casa vittoriosa un disegno di legge a tutela delle persone senza fissa dimora o senza tetto. Essenziale per un paese, dove “moltissime persone vivono per strada e dove ci sono politiche ostili e disumanizzanti nei loro confronti” (lo dice lei alla Camera, ma anche i dati dell’Universidade federal de Minas Gerais: in Brasile si contano almeno 20mila persone senza tetto).
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Quello di Hilton non è solo un primato tra i tanti, ma un segno di svolta urgente per il Brasile dove– anche dopo la sconfitta di Jair Bolsonaro – fino al 2022 si contano oltre 131 persone trans* uccise e le nuove generazioni sentono sempre di più l’urgenza di un punto di riferimento. Lei chiede allə più giovani di essere resilienti e continuare il lavoro iniziato prima di loro: “Non dimenticate che avete il potenziale di apportare un vero cambiamento e superare tutto quello che è vecchio e obsoleto”.
Che sia un bagno per donne costruito solo nel 2016, o il congedo di maternità permesso solo dal 2021, Hilton sa bene che le difficoltà che una donna trans si ritrova a vivere per strada, non sono troppo diverse dalle mura parlamentari: lo scorso Aprile Nicolas Ferreira, parlamentare del Partito Liberale di Jair Bolsonaro, si è presentato in camera con una parrucca bionda per ridicolizzarla.
Lei le ha chiamate solo ‘spacconate’ con l’obiettivo di distrarla dalle cose più importanti. Ma se l’indagine sul comportamento di Ferreira è stata archiviata ad Agosto, anche solo la presenza di Hilton e Salabert in aula è già di per sé un affronto al predominio dei politici uomini: “Anche se l’indagine su Ferreira non ha portato a nulla, ha fissato alcuni limiti su ciò che è consentito dire” spiega la deputata ” Se in aula non ci fossero state persone transgender oggi non staremmo parlando della transfobia di Ferreira”.
Hilton trova coraggio e forza nelle donne che sono venute prima di lei – dalla scrittrice, poetessa e compositrice brasiliana Carolina Maria Jesus, alla politica Lélia Gonzalez. Figure che nonostante l’epoca, non sono mai rimaste paralizzate dalla paura. Come dice al Time: “Se rimani paralizzata, non puoi andare dove hai bisogno di arrivare” .
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