Dopo il nuoto e il rugby, anche i mondi del calcio e dell’atletica cancelleranno presto le atlete trans* da ogni competizione ufficiale. FIFA e World Athletics hanno infatti annunciato di essere al lavoro per un nuovo protocollo di ammissibilità, come riferito da Reuters.
“La FIFA sta attualmente rivedendo i suoi regolamenti sull’idoneità di genere in consultazione con le esperte parti interessate“, ha annunciato un portavoce all’agenzia di stampa. “A causa della natura in corso del processo, la FIFA non è in grado di commentare i dettagli delle modifiche proposte ai regolamenti esistenti”.
Il presidente di World Athletics, Sebastian Coe, ha invece dichiarato a BBC Sport che il consiglio dell’organizzazione esaminerà la sua politica alla fine dell’anno. Coe ha elogiato la FINA, l’organo di governo mondiale del nuoto, per aver di fatto bandito le nuotatrici trans da ogni competizione femminile. Le nuove linee guida relative al nuoto, lo ricordiamo, consentiranno la partecipazione alle gare solo alle donne trans* che hanno completato la propria transizione entro i 12 anni d’età.
“Se è un giudizio tra inclusione ed equità, cadremo sempre dalla parte dell’equità“, ha precisato Coe. “Abbiamo visto una federazione internazionale affermare il proprio primato nella definizione di regole, regolamenti e politiche che sono nel migliore interesse del suo sport. Questo è come dovrebbe essere. Abbiamo sempre creduto che la biologia abbia la meglio sul genere e continueremo a rivedere i nostri regolamenti in linea con questo. Seguiremo la scienza”.
A detta di Coe, la ricerca avrebbe dimostrato che il testosterone è un “determinante chiave nelle prestazioni“, se non fosse che il CIO, ovvero il Comitato Olimpico Internazionale, abbia smontato questa presunta verità solo pochi mesi or sono. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha pubblicato a fine 2021 le sue nuove linee guida, che affermano come non sia più necessario che le donne trans abbassino il loro testosterone per competere contro le donne cisgender. Questo perché diversi studi hanno dimostrato che l’ormone non inciderebbe in alcun modo sulle differenze di prestazione tra atleti trans e cis.
Ma il CIO, e qui è nato il peccato originale che sta portando le varie federazioni ad intervenire, ha lasciato alle singole federazioni sportive il compito di decidere se le persone trans siano idonee o meno alla competizione. La FINA ha rotto gli indugi, seguita dopo 24 ore dall’International Rugby League. L’Union Cycliste International (UCI), che gestisce i tornei di ciclismo, ha ulteriormente limitato le sue già rigide regole di ammissibilità per gli atleti trans (almeno due anni di transizione e livello massimo di testosterone ulteriormente ridotto). Ora potrebbe toccare a calcio e atletica. E siamo probabilmente solo all’inizio.
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