Nel pieno dei mondiali di nuoto, la FINA (Federazione internazionale di nuoto) ha votato ieri una nuova politica sull’inclusione di genere, nel corso del Congresso Generale Straordinario FINA 2022.
Il voto, che ha ottenuto il 71,5 per cento dei favorevoli, ha avuto luogo dopo che il Congresso ha ascoltato il rapporto redatto da una ‘commissione’ composta da tre gruppi di specialisti: un gruppo di atleti, un gruppo medico e scientifico e un gruppo legale e per i diritti umani.
Dopo aver analizzato le conclusioni della commissione, la FINA ha sviluppato una nuova politica che si applicherà a tutti gli eventi ufficiali. In sostanza, da oggi in avanti saranno ammesse alle competizioni ufficiali soltanto le atlete transgender che hanno effettuato la transizione prima di aver compiuto i 12 anni. Un divieto praticamente totale, considerando il bassissimo limite d’età imposto. “Il sesso biologico è una determinante chiave per le prestazioni atletiche”, si legge nel documento che praticamente smentisce quando detto dal CIO solo pochi mesi fa. “Il divario che si crea in esse è dovuto anche alle differenze di sesso che emergono all’inizio della pubertà”. Ecco perché il limite imposto a 12 anni.
La FINA, contestualmente, istituirà un nuovo gruppo di lavoro che trascorrerà i prossimi sei mesi ad esaminare i modi più efficaci per creare una nuova categoria “aperta” agli atleti transgender. Una categoria ad hoc che rischia di trasformarsi in una sorta di “prigione”, in cui competere solo tra atleti trans. “Non voglio che a un’atleta venga detto che non può competere ai massimi livelli“, ha detto Husain Al-Musallam, presidente della Federazione internazionale. “Fonderò un gruppo di lavoro per creare una categoria aperta durante le nostre competizioni. Saremo la prima federazione a farlo”. “La FINA accoglierà sempre ogni atleta. La creazione di una categoria aperta significherà che tutti avranno l’opportunità di competere a livello d’élite. Voglio che tutti gli atleti si sentano coinvolti nella possibilità di sviluppare idee nel corso di questo processo. Dobbiamo proteggere i diritti dei nostri atleti a competere, ma dobbiamo anche proteggere l’equità competitiva nei nostri eventi, in particolare la categoria femminile alle competizioni Fina”.
La nuova politica di inclusione di genere entrerà in vigore oggi, 20 giugno 2022. Una decisione, quella presa dal massimo organismo mondiale relativo al nuoto, che segue mesi di polemiche a stelle e strisce nei confronti di Lia Thomas, prima campionessa NCAA transgender nella storia della Divisione I dopo aver vinto le 500 yard stile libero femminili. Da oggi Thomas non potrà più gareggiare in competizioni ufficiali.
Precedentemente il CIO, che ha negato vantaggi fisici delle atlete trans nei confronti delle colleghe cisgender, aveva affidato ai singoli organi sportivi il compito di prendere posizione sulle atlete transgender. La FINA ha così rotto gli indugi.
Amaro il commento social di Vladimir Luxuria: “La Federazione Internazionale di Nuoto dice no alle nuotatrici trans nelle gare fenminili: occorrerà aver superato 12 anni dal completamento della transizione, ovvero mai. Qualcuno potrà gioire, per me è il fallimento del principio di inclusione dello sport“.
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