A 3 giorni dalla contestata e discutibile decisione FINA di vietare ogni competizione ufficiale alle nuotatrici trans* che non hanno iniziato la transizione prima dei 12 anni d’età, anche l’International Rugby League (federazione internazionale che governa lo sport del rugby a 13) ha oggi annunciato lo stop totale alle rugbiste trans*, in attesa di “ulteriori studi”.
I capi della Rugby League hanno annunciato che metteranno a punto una “politica di inclusione delle donne trans*” entro il 2023. Ma nell’attesa hanno stoppato ogni loro possibile partecipazione.
“Fino al completamento di ulteriori ricerche per consentire all’IRL di attuare una politica formale di inclusione transgender, le giocatrici trans MtoF non potranno giocare in partite di rugby internazionali”.
Ciò significa che le donne trans* saranno bandite da eventi come la Coppa del mondo di rugby femminile, prevista tra ottobre e novembre. L’IRL si unisce così al World Rugby (organismo di governo del rugby a 15 e a 7 nel mondo), nel bandire tutte le donne trans dallo sport. Le otto squadre che prenderanno parte alla Coppa del Mondo di Rugby League – Australia, Brasile, Canada, Isole Cook, Inghilterra, Francia, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea – saranno chiamate a esprimere la loro opinione sulla nuova politica.
“L‘IRL sta continuando a lavorare per rivedere e aggiornare le regole sulla partecipazione delle atlete transgender alla lega internazionale di rugby femminile e cercherà di utilizzare l’imminente Coppa del Mondo per aiutare a sviluppare una politica di inclusione globale“, ha affermato l’IRL. La revisione è stata avviata per “bilanciare il diritto dell’individuo a partecipare … rispetto al rischio percepito per le altri partecipanti”.
L’IRL ha aggiunto che la sua decisione è stata influenzata da “diversi sviluppi rilevanti nello sport mondiale“, incluso il Comitato Olimpico Internazionale che ha affidato ad ogni federazione sportiva il compito di decidere se le atlete trans* “possono avere un vantaggio sproporzionato rispetto alle loro coetanee” cisgender.
Molte altre federazioni sportive internazionali stanno rivedendo le proprie politiche di inclusione trans. Nei prossimi giorni è facile immaginare altri annunci, con altri bandi. Una guerra ideologica che va ben al di là delle verità mediche e scientifiche solo pochi mesi fa svelate dal CIO, coinvolgendo politica e una tutt’altro che sottile transfobia di fondo.
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