Dopo due anni d’attesa e a pochi giorni dal Transgender Day of Remembrance, il Comitato Olimpico Internazionale ha eliminato ufficialmente quelle restrizioni ancora oggi attive sugli atleti transgender, affidando agli sport individuali la possibilità di stabilire le proprie regole sull’inclusione degli atleti transgender. Tutto ciò a partire da marzo 2022. Il CIO ha passato due anni a consultare più di 250 tra atleti ed esperti, stabilendo una volta per tutte che è sbagliato presumere che le donne trans possano avere un vantaggio automatico rispetto alle donne cisgender.
Nuove indicazioni assai più inclusive rispetto a quelle precedentemente decise nel lontano 2015. Il CIO ha infatti cancellato l’invasiva pratica di analizzare i livelli di testosterone, per decidere se un’atleta debba gareggiare tra le donne o gli uomini. Dopo approfondite ricerche, il livello di testosterone presente non è più considerato il fattore decisivo nel determinare se le donne trans debbano essere autorizzate a competere.
“Non dobbiamo più considerare solo il testosterone“, ha detto a OutSports il direttore medico e scientifico del CIO Richard Budgett. “Ora è perfettamente chiaro che le prestazioni non sono proporzionali al tuo testosterone endogeno e insito. Ciò che ci interessa davvero è il risultato”.
Le attuali linee guida del CIO consentono alle donne transgender di competere nella categoria femminile se mantengono il loro livello totale di testosterone al di sotto di 10 nanomoli per litro per 12 mesi. Questa regola ha costretto le velociste namibiane Christine Mboma e Beatrice Masilingi, entrambe donne cisgender, a non poter competere a Tokyo 2020 a causa dei loro livelli naturalmente alti di testosterone. Ora le singole federazioni sportive saranno incoraggiate a concentrarsi sulle prove, sui risultati all’interno di tutte le competizioni, per definire le proprie politiche. Tuttavia, il quadro del CIO non è vincolante e resta ancora da vedere come risponderanno i singoli sport. Ogni federazione dovrà decidere regole fondate su “una scienza robusta e sottoposta a revisione paritaria, che dimostri un vantaggio competitivo coerente, ingiusto e sproporzionato e/o un rischio per la sicurezza degli atleti“.
“Le nuove linee guida del CIO sono pionieristiche perché riflettono qualcosa che sappiamo da tempo: che gli atleti e le atlete come me partecipano alle competizioni sportive senza alcun vantaggio competitivo, e che la nostra umanità merita di essere rispettata“, ha commentato Quinn, calciatrice del Canada. Joanna Harper, atleta transgender, si è invece detta contraria alle nuove indicazioni CIO, perché a suo dire “le donne transgender sono in media più alte, grosse e forti delle donne cisgender, e in molti sport queste caratteristiche rappresentano dei vantaggi“.
A Tokyo 2020 abbiamo visto la prima storica atleta transgender in gara, Laurel Hubbard, ritiratasi immediatamente dopo la propria gara nel sollevamento pesi.