I 150.000 euro previsti dal precedente governo potrebbero non arrivare mai per il film su Mario Mieli.
Il film Gli Anni Amari, diretto da Andrea Adriatico e coprodotto da Rai Cinema, finisce del mirino del governo giallo-verde, o meglio del sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, della Lega. La pellicola racconta la storia di Mario Mieli, celebre attivista LGBT+ romano. Il primo che tra gli anni ’70 e ’80 ha combattuto in Italia per ottenere pari diritti. Il Governo Gentiloni aveva stanziato 150.000 euro di contributi, che però potrebbero essere eliminati. Nonostante il provvedimento sia approvato e ci sia la conferma da parte di Rai Cinema alla produzione.
La sottosegretaria Borgonzoni ha affermato che nel caso in cui il film dia una visione positiva alla pedofilia, il ministero si attiverà per bloccare i fondi. Tale sentenza è arrivata dopo il pensiero di Silvana De Mari alla trasmissione di Lilli Gruber Otto e Mezzo. La scrittrice e medico conservatrice aveva attaccato il circolo dedicato a Mario Mieli, e affermato che lui stesso provava un’attrazione per i bambini, equivocando le parole del suo libro, Elementi di Critica Omosessuale, in cui Mieli scriveva “Noi checche rivoluzionarie possiamo accogliere l’eros dei nostri figli, noi li sedurremo, noi faremo l’amore con loro“. In realtà, Mario Mieli sosteneva che tutte le persone sono inizialmente transessuali. La società induce poi a scegliere il proprio genere. Solamente i bambini sono indipendenti dai pregiudizi, innescando le polemiche e arrivando a parlare di pedofilia.
La risposta del regista
la Sottosegretaria esaminerà la storia e si pronuncerà sul da farsi nelle prossime settimane. Nel frattempo, Adriatico ha voluto far notare alla Borgonzoni che il film non parla di pedofilia. Intende invece raccontare la storia di un personaggio importantissimo per la storia omosessuale italiana. “Il nostro film è un incitamento alla libertà del pensiero e alla dignità della persona. Non certo al crimine come paventato in malafede da persone che prendono a pretesto la nostra opera per altri interessi” ha spiegato Teatri di Vita (il teatro di Bologna gestito anche da Andrea Adriatico).
Il film è stata visionato appunto da Rai Cinema e dal governo, prima di contribuire alla sua realizzazione. Ha ottenuto l’appoggio della Puglia e dell’Emilia Romagna, la quale ha donato 105.000 euro di contributi. Ad appoggiare il progetto anche Massimo Mezzetti, assessore regionale alla Cultura, il quale ha affermato: “Conosco la sinossi del film. Non ci sono riferimenti alla pedofilia così come i protagonisti della polemica vorrebbero fare intendere. Da Oscar Wilde a Pasolini, polemiche che si ripetono uguali nel tempo“.
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Mi piacerebbe vedere Natalia Aspesi ospite di Otto e mezzo parlare di Mario Mieli.
I pochi soldi che ci sono vanno impiegati per attività serie, importanti, di reale utilità per il consorzio sociale e finalizzati, in ultima istanza, al bene pubblico, correttamente inteso. Non è accettabile sperperare una tale quantità di denaro per produzioni aventi ad oggetto simili esempi, denunciati, in tutto il loro squallore, anche dalla dottoressa De Mari. È necessario affermare un’etica della responsabilità.
Denunciati in mala fede e in assenza di prove oggettive da una persona che è piena di pregiudizi e si scaglia contro una figura omosessuale salvo poi tacere che so' sul silenzio italiano sulla pedofilia e la sua incidenza nella nostra società. E che appoggia un partito, a proposito di soldi, che ha rubato (famiglia Bossi), ruba e pure prende in giro gli italiani (49 milioni di euro rateizzati in 80 anni), che nulla fa per ridurre gli sprechi legati a evasione fiscale (è in arrivo un condono fiscale), che a suo tempo ha approvato tagli a cose di nessuna utilità sociale come l'istruzione e la ricerca, oppure le forze dell'ordine e così via. No, giusto per mettere nella giusta prospettiva la persona che si fa portatrice della difesa dei bambini ma semplicemente è terrorizzata da qualunque cosa sia diversa da come è lei o si scosti da come lei vede il mondo. Sì, va affermata un'etica della responsabilità. Iniziando ad applicarla a tutti e non solo quando fa comodo. E se si applica un'etica della responsabilità la signora in questione (e il partito che le fa eco) ne escono a pezzi vista la plateale incoerenza tra le loro campagne omofobe e le loro azioni.
La De Mari diffama e per questo che è a processo.