In un’intervista al Corriere della Sera, Gianni Morandi ha parlato (anche) di Lucio Dalla e del vociferato innamoramento di quest’ultimo. Un passaggio assai intrigante, e sarebbe stato belle vedere l’espressione sul volto di Morandi al momento della sua risposta (anche se, di solito, Gianni se la cava stra-bene con domande anche molto insidiose, come quando gli fu chiesto se avesse mai fumato cannabis ).
Gianni Morandi e Lucio Dalla. Due nomi che fanno tremare i polsi. È come se il destino avesse deciso di metterli insieme in un cocktail esplosivo di musica, tortellini e telefonate nostalgiche. Immaginatevi Morandi, con il suo camice da chef (rosa?), a fare esperimenti con i tortellini mentre discuteva con Tobia, l’ex manager di Dalla, su come migliorare l’industria musicale e le canzoni. E poi c’era Dalla, con il suo sguardo pensieroso e un’intuizione brillante dietro l’altro, come se fosse caduto su questo pianeta da un universo parallelo, giunto il 4 marzo del 43 per sorprendere noi tuttə con la sua monumentale stranezza musico-filosofica. Insomma, un duo senza precedenti e senza successori.
Il tour “Morandi e Dalla: Insieme per l’Eternità” attraversò l’Italia dal marzo al luglio del 1988, toccando Roma, Milano, Napoli e Firenze. Fu un trionfo. Ricordiamo come colonna scolpita nell’architettura portante della storia della canzone italiana la canzone “Vita“.
Durante il colloquio con Cazzullo, Morandi ha srotolato il tappeto delle sue memorie, rivelando particolari affascinanti sulla sua saga personale e artistica. Il viaggio ha preso il via dall’epoca post-bellica, quando il giovane Morandi, tra un veglione di Capodanno e l’altro, si dilettava nell’andare di casa in casa a fare gli auguri, guadagnandosi qualche spiccioletto. Momenti impregnati di folklore e pensieri progressisti, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella formazione artistica, intellettuale e affettiva di Morandi.
A un certo punto, Cazzullo introduce il tema Lucio Dalla, senza mezzi termini (dal Corriere.it – intervista di Aldo Cazzullo a Gianni Morandi pubblicata il 1° Maggio 2024).
Lucio Dalla come l’ha conosciuto?
«Nel 1963, al teatro greco di Taormina. C’era questo ragazzo con il barbone che suonava il clarinetto nei Flippers. Parliamo e scopro che è tifoso del Bologna, come me. Diventiamo amici, giriamo l’Italia per vedere le partite: una domenica al Dall’Ara in curva, quella dopo a Roma, Milano, Bergamo… Finisce che vinciamo lo scudetto, nello spareggio con la Grande Inter».
Si disse che Dalla fosse innamorato di lei.
«Non la metterei così. È stata un’amicizia fraterna, come si può essere amici con un genio. Fu lui a farmi cambiare modo di cantare: “Guarda che non c’è solo Claudio Villa, c’è anche Ray Charles…”. Il suo alter ego era Tobia, che ora ha novant’anni, e sbraitava: “Volete fare tutti i cantanti! Meno chitarre, più zappe!”. Una volta Lucio venne a casa mia con un alano più grande di lui: “Si chiama Sultan. Tienimelo per tre giorni, ti lascio diecimila lire perché mangia un chilo di carne al giorno”. Passa una settimana, e Lucio non torna. Avevo una capretta dolcissima, e Sultan alleato con il mio cane lupo Black se la mangiò, rimasero solo le corna. Così chiamai la mamma di Lucio».
Suggerisco: Mahmood e Lucio Dalla.
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L’intervista di Morandi procede toccando passaggi stupendi, la consiglio tantissimo (ricordate cosa rispose a un ragazzo che gli chiedeva se un bacio gay fosse consentito alla partita del cuore?).
L’infanzia del nostro Gianni a Monghidoro dipinge il ritratto di un padre dal carattere rigoroso ma equo, un calzolaio comunista che ha guidato il figlio tra i libri di partito e i classici del marxismo. Le giornate trascorse nella bottega di famiglia e le dispute con i figli dei rivali politici, tessono la tela di un’infanzia tra obblighi e risse ideologiche. Morandi parla poi dei primi passi nella sua avventura musicale, dalle esibizioni nei veglioni provinciale all’incontro “karmico” con Paolo Lionetti, un arbitro di boxe che lo ha traghettato nel mondo della musica. Un cammino fatto di audacia e fortuna, tra l’emozione delle prime esibizioni e le scoperte musicali con amici come Raffaella Carrà, fino all’approdo nella scena musicale romana.
Il successo non è piovuto dal cielo, ma è stato il frutto di sforzi, rifiuti e incontri imprevisti. Morandi ha condiviso gli aneddoti dietro le sue hit più celebri, come “In ginocchio da te“, resa possibile dall’ostinazione di Migliacci e dall’ingegno di Morricone. Tuttavia, nonostante la gloria, Gianni ha dovuto affrontare anche periodi bui, come gli anni ’70, contraddistinti da un pubblico in evoluzione e dalla lotta per mantenere il successo. Quindi c’è poi il racconto di come Dalla – in un certo senso – gli diede una nuova opportunità negli anni ’80.
Gianni ha quindi parlato anche di Sanremo, Jovanotti e (bene ma non benissimo) di Mogol.
Gianni, sei un mito.
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