L’attacco è frontale e arriva dagli Stati Genderali lgbtqia+ & Disability.
“ Esistono, non va dimenticato, le frocie di potere omonazionalista: Grillini, Zan, Scalfarotto, che poi paradossalmente lavorano per la comunità ma portando solo sconfitte ”
Più che il resoconto dell’appuntamento nazionale delle realtà Lgbt+ italiane, la due giorni organizzata da alcune realtà del movimento arcobaleno italiane somiglia all’annuncio di un “parricidio”. A pronunciarlo Enrico Gullo, attivista del Palermo Pride sulle colonne di Dinamo Press.
Nel frastuono del post ddl Zan, una parte del movimento Lgbt+ italiano si è riunito per una due giorni a Roma. Quale strada da percorrere adesso? Quali gli obiettivi? Due giorni di “tavoli” di discussione divisi tra il palazzo occupato Spin Time, stabile ex Inpdap di Roma in via Santa Croce in Gerusalemme, tra l’Esquilino San Giovanni, e il Centro Sociale Brancaleone. È una delle tante iniziative, non l’unica, organizzata dal movimento lgbt+ italiano da sempre plurale e sfaccettato.
Nel programma si trova tutto l’universo: lavoro, migrazioni, educazione, disabilità, comunicazione, giustizia, HIV, genitorialità. In una parola: intersezionalità.
Sempre dalle colonne di Dinamo Press è Davide Curcuruto del Rivolta Pride di Bologna a cercare di dare un senso alle giornate: “Vi è stata una commistione di due mondi narrati come destinati a non incontrarsi mai, cioè l’associazionismo lgbtqia+ e i movimenti queer. L’ibridazione è nata a partire da contesti locali favorevoli come il Rivolta Pride di Bologna e il Palermo Pride, ma ha funzionato a livello di incontro di movimento”.
Per chi abbia funzionato resta un punto interrogativo. Il movimento composto da moltissime associazioni e collettivi osserva, mentre si muove anche su altre iniziative. Ai tavoli erano presenti Famiglie Arcobaleno, Conigli Bianchi, Genderlens, Disability Pride, Il Cassero di Bologna e molte altre sigle. Nasce da quelle manifestazioni spontanee che sotto il nome “Molto più di Zan” hanno riempito le piazze negli ultimi due anni. Domani la sigla Stati Genderali lgbtqia+ & Disability.
Franco Grillini, leader storico del movimento Lgb italiano, risponde interpellato da Gay.it: “Sono un gay del Novecento, ma curioso perché mi piace vedere il cambiamento. Se mi accusano di essere vecchia” sorride, “lo sono. Facciamo ageismo? Sono vecchio e malato. I miei difetti fisici, di cui sono totalmente incolpevole, non li ho mai nascosti. Dopodiché avrò fatto errori, vero. Sapete errare humanum est in 50 anni. Però penso di aver fatto più errori sulla mia carriera che sulla mia politica Lgbtqi+”.
Grillini non è arrabbiato, la sua storia corre nel Novecento attraversa gli anni 80 della lotta all’Aids e continua per una visibilità omosessuale dentro un tempo completamente diverso, sembra però deluso dalle parole che arrivano proprio in un momento di bilancio della sua vita a meno di un mese dall’uscita del suo film Let’s Kiss (Franco Grillini storia di una rivoluzione gentile). “C’è una cosa che rifiuto” sottolinea con voce ferma, precisa, affilata: “la parola nazionalista. Proprio una parola fuori dal mondo. Ho contestato per tutta la mia vita il nazionalismo. La mia patria è il mondo”, ricorda l’ex deputato che ha promosso la legge sulla protezione internazionale dei migranti Lgbtqi+ che oggi ha salvato 7mila vite in 15 anni di applicazione. “Noi, noi fr*ci intendo, siamo contro il nazionalismo e il classismo. Siamo interclassisti per natura. Ma lancio una sfida e invito a una discussione pubblica. Io sono disponibile. E aggiungo una cosa sulle sconfitte: compagne e compagni abbiamo una collezione di vittorie, bisogna solo conoscere la storia per capirlo”.
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