In Italia dal 6 Agosto è attivo il GreenPass, lasciapassare sanitario che consente accesso – altrimenti vietato – a una serie di luoghi pubblici, tra i quali centri di cultura, ristoranti al coperto, musei, spettacoli, eventi, palestre, fiere eccetera (vedi sito ministeriale).
Il GreenPass non prevede né considera l’esistenza di persone transgender e/o non binarie. Questo potrebbe causare gravi violazioni al diritto alla privacy nel momento dell’autenticazione. Come riportato da associazioni ed esponenti della comunità LGBTQ in queste ore, nella comune situazione in cui una persona transgender, accedendo a una normale pizzeria, dovesse esibire un documento non corrispondente a nome e genere con i quali la persona è socialmente conosciuta – che in verità, per quanto ci riguarda, sono gli unici nome e genere di quella persona – si potrebbe facilmente creare una situazione di violazione della privacy.
Del resto, senza compiere grandi sforzi di immaginazione, non abbiamo forse già davanti ai nostri occhi il volto ironico del controllore della pizzeria che grida ad alta voce nome e cognome della persona che ha davanti, sottolineando, magari con la sagacia cui siamo colpevolmente abituati, quella che per lui è un’incongruenza tra il genere indicato sui documenti e il genere che si palesa (o che legittimamente non è binario, nel caso di persona non binaria) davanti alla clientela della pizzeria? L’abbiamo ben presente davanti ai nostri occhi. Scene di vita quotidiana per le persone transgender che vivono in un paese reazionario (il più transfobico dell’UE).
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Figurarsi se nell’ambito della pandemia da Covid-19 e della soluzione urgente del Green Pass, il governo si sia preso la briga di porre l’attenzione su questo tema, nonostante il Green Pass sia un evidente moltiplicatore (esponenziale!) di situazioni di rischio per la privacy delle persone transgender e non binarie.
Il nostro appello va alle istituzioni, affinché si rendano conto che è ormai necessaria una riforma della obsoleta legge164/82 – scrive il Gruppo Trans sui social – poiché altrove in Europa, paesi con leggi più avanzate della nostra non incontrano questa problematica. In Italia questa legge limita oggi le nostre vite costringendoci a passare in un’aula di tribunale per ottenere un documento che ci riconosca nei nostri rapporti sociali quotidiani.
A proposito dei rischi che i numerosi controlli per il Green Pass implicano per le persone transgender e non binarie, lo stesso Gruppo Trans ha sviluppato una serie di strumenti informativi e una vera e propria “help card”. Anche per gli operatori – dunque anche per il controllore della pizzeria pronto a fare ironia – ci sono suggerimenti utili per comportarsi da cittadini civili. In attesa che il legislatore sollevi le persone transgender dall’umiliazione del tribunale, nel paese che conta più omicidi di persone transgender dell’Unione Europea, tutti possiamo essere più civili e democratici di quanto non riesca al legislatore stesso. Anche nei giorni isterici del Green Pass.
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